
Segue dalla
prima parte "cause della rivolta in Tunisia" , se l'avete persa potete cliccare qui.Nel frattempo, la situazione in Tunisia resta eterogenea ed altamente volatile. Mentre scriviamo, gingono notizie di elevata destabilizzazione, con la continuazione dei saccheggi e discontinuità di forniture di cibo e benzina.
Inoltre, in Tunisi città continuano a circolare auto con individui armati a bordo che sparano all'impazzata senza nessun apparente obiettivo reale. Secondo alcuni, sarebbero milizie fedeli a Ben Ali. La polizia, o almeno la parte di essa che continua a cercare di tamponare gli episodi più gravi, avrebbe fermato una di queste auto per poi inseguire gli occupanti, definiti "stranieri" fino all'interno di un palazzo in cui si erano asserragliati altri armati. Si è poi innescata una violenta sparatoria tra polizia ed esercito da una parte ed il gruppo armato nel palazzo dall'altra.
Proseguiamo con la seconda parte dell'articolo...
L'ascesa e la caduta di Ben Ali e l'amico CraxiCorreva l'anno 1987. Il mondo stava per
cambiare. E Gorbaciov per la prima volta parlava di Perestrojka e di Glasnost al Soviet. C'era ancora l'Unione Sovietica, by the way, e la propaganda americana usava l'arma della guerra fredda per mantenere potere sul telecittadino euroccidentale.
In Italia, Goria (chi se lo ricorda?) era presidente del Consiglio, anche se i governi cambiavano come cambiava la moda di quegli anni. La barca-paese iniziava ad imbarcare acqua, ma pochi se ne rendevano contro e finchè la barca andava, la si lasciava andare.
Milano era la citta' da bere, tutti sapevano che i socialisti rubavano a mani
basse e sui giornali c'era la famosa vignetta di Forattini (mi pare) che faceva il verso alla pubblicità della Lancia Y10, quella con il portellone tagliato giù con una riga netta:
"Hai visto chi c'e' sulla Y10? Craxi!"
"Ehi, ma.... è la mia!!!"
I politici si inventavano poltrone e governi e se li scambiavano come le figurine. Una volta volevano sostituire Altissimo con Formica.
Quando accendevi la televisione, le facce da camorristi erano le stesse sia se guardavi il maxiprocesso sia se guardavi Tribuna Politica. La seconda era un po' più noiosa.
(non che sia cambiato qualcosa, ma - ehi - i farabutti almeno avevano la discutibile autorità che emana un boss mafioso, alcuni avevano studiato e bisogna riconoscere che, se non intelligenti, erano furbi. i farabutti di oggi sono incapaci, ignoranti, e pure inetti. Ehi, guarda, "le tre i". )
In questo bel quadretto, i politici italiani avevano capito che in europa ci prendevano tutti a calci nel didietro, e iniziaro il nuovo decennio italiano (gli americani avevano il nuovo secolo americano...italiani, eterni secondi) in cui il destino manifesto dell'italica nazione era non già quello di competere con difficoltà ad armi pari con le più grandi nazioni europee, ma primeggiare tra le nazioni del
mediterraneo, in particolare tra le nazioni arabe.
Già.
Quell'anno sale al potere Ben Alì e ci rimane fino all'altroieri.
Ora, un altro passo indietro.
Il gasdotto algerino minacciatoNel 1983, i rincari dei generi alimentari di prima necessità, in particolare dei cereali (ehi guarda, che combinazione) avevano scatenato le prime proteste di piazza. Inoltre si stava verificando la prima ascesa dei fondamentalisti islamici. Finanziati e sospinti da...gli affezionati lettori possono immaginare.
Bourguiba, il padre della patria nonche' leader della lotta per l'indipendenza del Paese, al potere dal 1957, stava iniziando ad essere messo in
discussione. La Tunisia inizia ad essere destabilizzata, gli islamici iniziano a minacciare il potere ed un paese così instabile inizia ad essere una minaccia per il tratto terminale del gasdotto algerino.
Sì, perchè il tratto terminale del gasdotto algerino che riforniva l'ENI e l'Italia del prezioso metano algerino passava (e passa tuttora) per il nord della Tunisia.
Così Algeri, per tutelare le sue
esportazioni di gas verso il ricco mercato italiano minacciate dalla crescente destabilizzazione dell'area, stava iniziando a valutare la possibilità di una azione armata sulla Tunisia per riportare stabilità nell'area e salvare il gasdotto.
E qui entra in scena Bettino, che con questa mossa si assicura il
porto sicuro in Tunisia, dove trascorrerà, beato latitante, i suoi ultimi anni di vita.
Nel 1984, Craxi si reca in visita ufficiale ad Algeri e gli algerini lo informano delle loro intenzioni.
Bettino, in compagnia del Sismi e in accordo con Andreotti, riesce infatti a convincere Algeri a non intervenire. Si sarebbe occupata l'Italia di contribuire alla stabilità della Tunisia. La persona su cui cadde la scelta convergente della politica italiana, dei servizi italiani, dei servizi algerini e di tutti i poteri in causa, libici inclusi, fu una sola: l'ex capo dei servizi segreti tunisini e ministro dell'interno: il Generale Zin el Abidin Ben Ali.
Nel giro di due anni l'operazione si compì con successo.
La notte del 6 novembre 1987, sette medici firmarono un referto che certificò l'incapacità di Habib Burghiba. Il primo ministro, il Generale Ben Alì, divenne presidente della Tunisia.
E c'e' da scommettere che da allora Ben Alì fu molto grato agli italiani ed a Bettino.
Tant'e' vero che da quel giorno si apre una lunga epoca di collaborazioni sulle due sponde del Mediterraneo, con sostegno economico ed investimenti italiani in Tunisia e grandi dichiarazioni di amicizia.
Al punto che, quando la folla urlante a Roma davanti all'Hotel Rafael quasi linciava Bettino in fuga dall'Italia, fu proprio Ben Alì ad accogliere Craxi nella sua Hammamet, e lì a dargli ospitalità per il resto della sua vita.
Ben Alì doveva aver imparato moltissimo dai socialisti e dagli italiani. Rapidamente, infatti, la sua famiglia inizio' ad infiltrarsi sempre di più nella rete politico-economica del paese. Persona chiave, la moglie di Ben Alì ed i suoi figli. Banche, editoria, trasporti, perfino l'importazione delle Fiat, tutti settori saldamente in mano alla famiglia di Ben Alì.
Finchè la popolazione non l'ha preso a calci nel didietro.
Curiose coincidenze.
Potete approfondire in questo
gustoso articolo apparso su Repubblica nel 1999
E oggi?Come accennavamo in apertura, la situazione resta delicata.
Al Jazeera riporta di interi quartieri che si sono organizzati per difendersi da soli, dal momento che la sicurezza in molte aree non è garantita. Se non altro, riporta un residente, "una volta avevamo paura a guardarci in faccia, oggi ci teniamo per mano e ci difendiamo l'un l'altro".
Nel frattempo, in
Algeria si è dato fuoco per protesta una quarta persona.
E ad Amman, Giordania, è in corso una manifestazione contro il carovita. Anche se in Giordania è il governo ad essere messo in discussione, non la Corona, che presso la popolazione gode di particolare popolarità (constatata di persona).
Corsi e ricorsi Riportiamo per dovere di cronaca la cronologia delle
rivoluzioni che
fecero cadere i regimi dell'europa dell'Est nel 1989.Febbraio-aprile Si aprono i negoziati aperti fra Solidarnosc e il partito comunista polacco
Marzo 80.000 manifestanti nelle strade di Budapest per chiedere democrazia. Si forma una coalizione di opposizione
4-18 giugno Elezioni semi-libere in Polonia, stravince Solidarnosc
27 giugno I Ministri degli esteri ungherese e austriaco tagliano insieme la barriera del confine che divide i due Paesi
19 agosto Picnic pan-europeo, per festeggiare l'apertura simbolica del confine fra l'Austria e l'Ungheria per tre ore
23 agosto Catena baltica - due milioni di persone si danno la mano dalla Lituania all'Estonia passando per la Lettonia, per protestare contro il patto Molotov-Ribbentrop
24 agosto Tadeusz Mazowiecki (Solidarność) diventa premier polacco dopo che i Comunisti non riescono a formare il governo. E' il primo governo non-comunista dell'Europa dell'est.
11 settembre Oltre 13.000 tedeschi dell'est scappano dal loro Paese per andare all'ovest passando per l'Ungheria, che non li rimpatria. La Cortina di ferro fra l'Austria e l'Ungheria è caduta.
7 ottobre Il partito comunista ungherese si scioglie - è il primo di tutto il blocco sovietico
18 ottobre A seguito di ripetute manifestazioni, il presidente della Germania dell'est Erich Honecker si dimette
4 novembre Più di un milione di persone manifesta ad Alexanderplatz, Berlino
9 novembre In seguito alle proteste e alle fughe, il governo della Germania dell'est toglie la proibizione di attraversare il confine: cade il muro di Berlino
17 novembre Inizia la 'Rivoluzione di Velluto' - la polizia irrompe violentemente in una manifestazione di giovani e studenti a Praga, ma la protesta continua in tutta la Cecoslovacchia. Le dimostrazioni a Praga contano circa 800.000 manifestanti, raggiungono i 100.000 a Bratislava.
16 dicembre La protesta contro il Governo esplode a Timisoara, in Romania, e presto raggiunge Bucarest. Il dittatore Nicolae Causescu parla alla folla dal balcone del palazzo presidenziale, ma presto cominciano i fischi e l'incontro si trasforma in caos: esplode la rivoluzione in Romania.
25 dicembre Esecuzione di Causescu
Nei mesi seguenti, i Paesi baltici dichiarano la loro indipendenza, nonostante l'ultima reazione militare sovietica.
saluti felici
Felice Capretta