mercoledì 27 aprile 2011

Giappone, le conseguenze economiche e sistemiche delle tre crisi





Mentre tutti eravamo concentrati sull'emergenza umanitaria in Giappone, come è normale e più che naturale, alcuni analisti economici cercavano di puntare l'attenzione sulle possibili conseguenze sistemiche delle tre catastrofi accadute in Giappone in conseguenza del terremoto (abbiamo parlato delle cause del terremoto in Giappone in questa serie di articoli).


Si, perchè il Giappone è stato colpito simultaneamente da tre catastrofi:

* Sismica: se un terremoto di tale entità avesse colpito l'Italia non avremmo ancora ripristinato la corrente elettrica

* Tsunami: l'onda ha travolto le aree più esposte e le ha sepolte sotto una coltre di fango

* Nucleare: i reattori di Fukushima sono andati in fusione parziale, acqua "a bassa radioattività", senza che nessuno sapesse quanto bassa, è stata scaricata in mare. Sono passati 25 anni esatti (ieri) dal disastro di Chernobyl, e Fukushima, nel silenzio dei governi e dei media, è un disastro peggiore, anche perchè continuano ad uscire dalla centrale fumi radioattivi che continuano a spandersi per il globo.

Tamponata parzialmente l'emergenza umanitaria, permane l'emergenza nucleare.

E già le conseguenze delle tre crisi stanno iniziando a farsi sentire sull'economia giapponese, che, stime e classifiche a parte, è pur sempre una delle prime tre economie mondiali.

Non che l'economia sia più importante dell'emergenza umanitaria, questo va da sè.

Ma le conseguenze economiche di quanto sta accadendo ad una delle principali economie mondiali potrebbero avere ripercussioni sistemiche sull'economia globale, ed in ricaduta sulla vita e sulle scelte delle persone nell'intero pianeta.  


Toyota, Nissan, Honda, produzione dimezzata

Toyota, il primo costruttore di auto al mondo, ha prodotto 129.491 veicoli in Giappone quest'anno. Si tratta del 62,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2010.


Seguono Nissan con un calo del 52,4 % e Honda con un calo del 62,9%.

Standard&Poor´s ha già rivisto l'outlook delle tre società, che passano da stabile a negativo, perchè "E' probabile che nel 2011 si verifichi un deterioramento delle performance operative e di bilancio a causa del forte taglio della produzione a seguito del terremoto"


Taglio del rating 

E Standard & Poor's ha anche abbassato l'outlook sul debito giapponese a negativo, da stabile, a causa dei costi che il Paese dovra' fronteggiare per la ricostruzione post terremoto, costi stimati dalla stessa Standard & Poor's in almeno 50 mila miliardi di yen. Resta stabile invece il rating in se'.



Vendite al dettaglio in caduta

Ed infine sono le vendite al dettaglio a segnare una forte caduta, con la discesa dell'8,5% rispetto all'anno precedente, contro un guadagno dello 0,1 a Febbraio, secondo il Ministro dell'Economia e dell'Industria giapponese. La caduta più forte degli ultimi 13 anni.

Le vendite di autoveicoli sono cadute del 32,8%, tessuti e abiti sono caduti del 10%, mentre le vendite di combustibile sono salite del 5,1%.

Secondo Takeshi Minami, economista del Norinchukin Research Institute, le vendite al dettaglio resteranno deboli fino a Settembre, la prima metà dell'anno fiscale.


La stima dei costi di ricostruzione

E' di 250 miliardi di euro la stima dei costi della ricostruzione. Su queste cifre, milioni e miliardi si confondono e non è facile comprendere le dimensioni della cosa, ma basti ricordare che il TARP di Paulson che riusci' nella disperata impresa di congelare il collasso dell'economia all'indomani della caduta di Lehman Brothers fu un internvento di 400 miliardi di dollari. La ricostruzione del Giappone costerà almeno metà del TARP. Che non è poco, e innesco' il meccanismo del trasferimento del rischio del crollo dall'economia agli stati.


Per il resto, in Siria la situazione è alquanto drammatica, con violenta repressione delle manifestazioni. Non è attualmente possibile distinguere con certezza la situazione, manca una massa critica di informazioni tali da distinugere cio' che stava accadendo, a differenza di quanto accaduto in Egitto.

E nel frattempo, fervono i preparativi per la nuova Freedom Flotilla, intitolata a Vittorio Arrigoni, che partirà alla volta di Gaza verso fine maggio, nel secondo tentativo di rompere l'assedio a Gaza portare l'attenzione del mondo verso i crimini commessi da Israele a Gaza ed il suo spregio del diritto internazionale e dei diritti umani.

Fino ad allora continueremo a chiudere i post come faceva Vittorio Arrigoni.

Saluti felici e stay human

Felice Capretta

2 commenti:

Anonimo ha detto...

IL PATTO (SUICIDA) PER L’EURO
Paolo Barnard

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8227

m

Anonimo ha detto...

OT
Educare alla gioia con il Free Progress
http://www.stampalibera.com/?p=25616