mercoledì 11 febbraio 2009

Gli effetti del piano Geithner si estendono in Asia

Mentre i giornali continuano ad accanirsi sul cadavere di Eulana (qualcuno li avverta che il corpo è freddo ormai), in pochi hanno notato che il crollo di Wall Street di ieri in risposta al piano di stabilità di Geithner si è esteso anche alle borse asiatiche.

Secondo una analista della sede asiatica di ABN AMRO (marchio di Fortis, già in parte nazionalizzata nello scorso autunno)

Gli investitori sono delusi dalla mancanza di chiarezza del piano di salvataggio delle banche Usa

Mentre secondo un altro gestore

E' come se il mercato fosse insoddisfatto di qualsiasi soluzione che non contempli una completa nazionalizzazione del sistema bancario


Eh già. Sarà forse che il sistema bancario così come lo conosciamo è semplicemente destinato a finire, dopo aver rischiato di esplodere ben due volte, come abbiamo evidenziato nei due articoli sul crollo del sistema bancario in USA e in Inghilterra.

Fatto sta che dopo la caduta di Wall Street, anche Hong Kong ha perso il 2,74%, mentre Sydney e Seul hanno contenuto le perdite entro il punto percentuale. L'indice Msci dell'area Asia-Pacifico cede l'1,9%.

Naturalmente male i titoli bancari: Hsbc è scesa del 4,8% e Australia & New Zeland Banking Group del 3,5%. In difficoltà anche le materie prime: Posco perde il 3,2%, Bhp (petrolio) il 2,9%.

I dati sull’export cinese di gennaio, finalmente disponibili, aggravano lo scenario: un drammatico -17,5 per cento su base annua, peggiori del calo previsto del 14%. Le importazioni sono scese del 43%.

Ken Peng, economista di Citigroup, o meglio, di cio’ che resta di Citigroup, sulla situazione cinese:
Le cifre sono terribili, la situazione brutta: ci saranno forti pressioni sull' occupazione.

E chissà come saranno contenti milioni di lavoratori cinesi migrati dalla campagna in città quando resteranno senza lavoro.

Saluti felici

Felice Capretta

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