martedì 29 dicembre 2009

Mutallab e la Palla di Fuoco (tratto da una storia vera)


Ancora sotto le palle dell’albero di natale, poco dopo il giorno di santo stefano (che in inglese si chiama boxing day: il giorno delle scatole, il giorno dei pacchi), insomma nel bel mezzo di palle e pacchi doveva per forza arrivare una fregatura.

Una palla di fuoco.

Una palla.

Oggi vi raccontiamo la favola...


Umar Farouk Abdul Mutallab e la Palla di Fuoco


C’era una volta in Nigeria un bravo ragazzo di nome Umar Abdul Farouk Mutallab.

Sua mamma faceva nonsisacosa, suo papa’ era presidente della più antica banca della Nigeria.

Il ragazzo cresceva giovane e forte e tutte le ragazze gli facevano l’occhiolino, un po’ perchè era simpatico, un po’ perchè suo papa’ era ricco sfondato.

Un giorno, papa’ lo chiamo’ a se’ e gli disse: “Umar Abdul Farouk, sto invecchiando e voglio che un giorno tu prenda il mio posto. Voglio che tu vada a frequentare le migliori università del mondo. Andrai a Londra a studiare.”

Così, papa’ gli pago’ gli studi e mando’ Umar a studiare a Londra.

Il giovane si sveglio’ di buon mattino, fece una buona colazione, e salto’ sulla limousine con autista che lo aspettava per portarlo all’aeroporto.

Dopo un comodo volo in business class, il figlio del presidente della First Bank of Nigeria giunse nella Capitale del Regno Unito, dove papa’ gli aveva procurato un bell’appartamento da due milioni di euro. O di sterline (la storia non è ben chiara su questo).

Passarono gli anni, e, vuoi per il clima freddo, vuoi perchè tutti i giovani hanno i grilli per la testa a quell’età, Abdul Farouk fece amicizia con delle cattive compagnie che lo portarono sulla cattiva strada.

Il giovane prese così ad andare in moschea, prima una volta ogni tanto, poi sempre di più, poi ancora, e ancora, e ancora, finchè, peggiora che ti peggiora, entro’ in contatto con persone legate allo Sceicco del Male ed alla sua Potente Organizzazione: Al Qaeda.

Il giovane Abdul cadde vittima dell’Incantesimo Del Terrore e volo’ nello Yemen dove ci sono i campi di addestramento dell’Esercito Del Male in compagnia di altri povere vittime delll’Incantesimo.

Il giovane Abdul ormai delirava.

Con papa’ parlava solo di cose cattive.

Papa’ se ne accorse e telefono’ alla polizia nigeriana e alle autorità internazionali (?) spiegando che suo figlio ormai era sotto l’influsso delle Forze del Male.

Abdul Farouk era pero’ ormai destinato all’azione.

Si imbarco’ così su un volo per gli USA, con una borsa di acqua calda (ma alcuni dicono che fosse un preservativo, mentre ora si scopre che si trattavano di mutandoni ripieni) pieno di esplosivo liquido.

Il nostro (anti)eroe ebbe il suo momento di passare alla storia a dieci minuti dall’atterraggio.

Cerco’ di innescare la reazione esplosiva ma tutto quello che ottenne fu una fiammata.

Si batte’ come un leone, finchè l’equipaggio e i passeggeri non ebbero la meglio.

L’aereo atterro’ con procedura di emergenza, e le agenzie di sicurezza degli USA dichiararono subito che si rendeva necessaria una ulteriore stretta nella sorveglianza aeroportuale.

Al Qaeda rivedico’ con un “messaggio sul web” (di cui non si trova nè l’originale, nè la fonte, nè l’autenticità).

E tutti vissero fifoni e contenti.
Questa la bella favola che fin qui ci è stata raccontata.
Risultano invece molte stranezze su cui sarebbe opportuno soffermarsi.


Mutallab, chi era costui?

Umar Abdul Fantozz Mutallab, 23 anni, è il figlio del presidente della prima banca della storia della Nigeria, Alhaji Mutallab ha rassegnato le dimissioni il 16 Dicembre 2009, vale a dire 10 giorni prima del fatto.

Viveva a Londra, dalle parti di Oxford Street, l’equivalente di Via Condotti o Via Montenapoleone, tanto per capirci.

Secondo Il sole 24 ore

aveva chiesto un visto d'ingresso in Gran Bretagna per studiare a un'università inesistente e in seguito ai controlli fatti dalle autorità il visto gli era stato negato e il suo nome era stato inserito nella "security watchlist" di persone considerate un rischio.


Apparentemente normodotato, il soggetto sembra essersi particolarmente rincitrullito negli ultimi anni.


Le strane frequentazioni

Da rampollo di famiglia agiata a perfido terrorista, si sa, il passo è breve.

Appena catturato, ancora fumante, Fantozz Mutallab ha cantato ed ha confermato subito l’intera versione dei fatti: addestrato nello Yemen nei campi di Al Qaeda, voleva far esplodere il volo.

Da quando in qua i terroristi di Al Qaeda si fanno accompagnare da persone distinte che chiedono alle hostess di imbarcare l’amico senza passaporto? (grazie al lettore Infettato tra i commenti per la segnalazione)

Qualche affezionato lettore ha mai provato ad imbarcarsi senza un documento di identità?



La Palla di Fuoco

Finalmente imbarcato (non è dato sapere se con o senza passaporto), secondo buona parte dei titoloni, Mutallab voleva far esplodere il volo Delta.

Secondo altri, voleva provocare una palla di fuoco (fireball), una “nube ardente”, che avrebbe bruciato l’aereo dall’interno.

Già.

E già qui ci vuole una bella dose di serena incoscienza.



Liquido (o solido)

Inizialmente sembrava che il Ragionier Mutallab avesse tentato di usare esplosivo liquido.

Tra i pochi esplosivi liquidi che si conoscano (e che si possano trasportare, innescare e sufficienti a far esplodere un aereo e non le sole mani del presunto attentatore alla prima buca sulla strada per l’aeroporto) c’e’ il famigerato TATP.

TATP. La sigla è sconosciuta ai più, ma molti ricorderanno la bomba liquida con il Gatorade e l’ipod come innesco, grazie alla quale oggi, prima dell’imbarco, i solerti funzionari di security ci sequestrano il liquido delle vesciche dei piedi guardandoci anche male (una volta ci hanno sequestrato una salsa alla Guinness per l’arrosto, accidenti a loro!).

Forse pochi ricordano che il TATP si puo’ ottenere in un laboratorio e in condizioni di sicurezza particolari. Tutto quello che si puo’ ottenere in aereo è una fiammata che brucia le mani e la barba del mutallab della situazione.




Sono 80 Grammi di PETN, lascio?



Pentrite, PETN, Pentaeritritolo, Tetranitrato di pentaetrite, rapidamente l’esplosivo si trasforma in solido.

Sembrerebbe trattarsi di PETN, che è uno degli esplosivi più potenti finora prodotti.

Viene usato per lo più nei detonatori e si usa per sminare.

Si legge su wikipedia che deve essere preparato con acido nitrico di purezza elevata, per evitare sottoprodotti spuri altamente instabili (che esplodono nella caffeteria del terminal).

(Naturalmente alcuni parlavano di tritolo. Il tritolo nelle mutande...già.)


Mutandoni di fuoco

Come nei migliori film della commedia italiana degli anni 80, il perfidissimo si nasconde la Pentrite (prodotta con acido nitrico di purezza elevata, si noti bene) nei mutandoni ascellari d’ordinanza da terrorista.

E lì succede la tragicommedia.

Perchè la pentrite non è sufficiente, o non è impacchettata correttamente, o qualcosa va storto.

Fatto sta che dalle mutandone del disgraziato si eleva una fiammata che avvolge a malapena il sedile. Probabilmente più le urla del malcapitato che si faceva gli zebedei al barbecue, o l’odore di attributi flambè , piuttosto che le fiamme, hanno attirato l’attenzione degli altri passeggeri e delle hostess.

Bello spavento per i passeggeri, che comunque ne sono usciti incolumi.

Bella storia confezionata dai giornali e televisioni.

Bella mossa per avere più “sicurezza”.

Bella palla (di Fuoco).

Saluti felici

Felice Capretta

ps: si, si riprende dopo le feste

mercoledì 23 dicembre 2009

Felici feste - torniamo il 12 gennaio




Con questa enorme Capretta svedese di Yule facciamo i nostri migliori auguri di felici festeggiamenti a tutti i lettori!

Vi diamo appuntamento al 12 Gennaio, salvo casi estremi (l'anno scorso fummo costretti a rompere il silenzio per l'assalto israeliano a Gaza), tra i quali:

  • cataclismi economici
  • sconvolgimenti geopolitici
  • lanci di modellini del Duomo
  • pioggia di caprette ed altri avvenimenti straordinari

Quanto alla terza parte del GEAB che riguarda il grado di accuratezza delle previsioni del LEAP durante il 2009 e le raccomandazioni economiche, potete comunque dare un'occhiata ai post qui sotto....forse prima del 12 Gennaio apparirà magicamente qualcosa :- )

Auguri felici!

Felice Capretta

martedì 22 dicembre 2009

GEAB 40 parte II

Dopo la neve, il pericolo gelate, intitolano molti giornali oggi.
Perchè il pericolo è il ghiaccio, che notoriamente ha vita propria e uccide, non l’automobilista maldestro che si arrampica sul pedale del freno, sperando che miracolosamente questo lo inchiodi al fondo ghiacciato anzichè scivolare dritto dritto verso il baule di quello davanti.

Ghiaccio killer, intitolerà domani Leggo?

Lo vedremo. Intanto abbiamo reso disponibile, grazie alla traduzione dell’affezionato lettore Pluto, la seconda parte del GEAB Report n. 40.


GEAB Report n. 40

Il grande dilemma occidentale nella primavera del 2010

La gestione dei disavanzi di bilancio rispetto a nuovi piani per rilanciare l'economia


Come abbiamo mostrato in precedenza, secondo il nostro team, nella primavera del 2010 i principali Stati occidentali (e i loro finanziatori, vale a dire gli acquirenti dei loro crediti e / o delle loro valute) stanno per essere messi di fronte ad un terribile dilemma:

  • o si cerca un altro piano per rilanciare l'economiacon fondi pubblici, al fine di evitare che l'impatto della riduzione degli stimoli statali si traduca in una nuova caduta dell'attività economica e conseguentemente, consentendo ai disavanzi pubblici di superare i livelli sostenibili (soprattutto in termini di debito di valuta e dicredibilità del paese interessato)

  • oppure ridurranno il deficit pubblico che ha, in tutto il mondo, raggiunto livelli incompatibili con la credibilità finanziaria dei Paesi (queste sono le famose rating AAA tanto amate dalle grandi nazioni occidentali perché permettono loro di prendere in prestito denaro a costo minore), ma privandosi della possibilità di stimolare le loro economie, poiché ancora una volta al momento nessun altra fonte di crescita è a disposizione.

La prossima primavera sarà il momento decisivo su questo tema per ogni paese e, soprattutto, il momento in cui i primi risultati riguardanti sia il successo di questi piani di stimolo, sia la rilevanza delle politiche di controllo del deficit saranno disponibili: il debito sovrano e le valute subiranno dirette e brutali conseguenze.






Al fine di comprendere le dimensioni del problema dei paesi occidentali del debito pubblico, la rivista The Economist ha preparato un grafico particolarmente brillante.




Giappone, stimolo bis


Il Giappone ha già deciso un secondo stimolo (81 miliardi di dollari), mentre prova a tagliare le spese che hanno il minimo impatto.

Dopo più di venti anni di piani di stimolo, il Giappone è diventato maestro nell'arte della gestione di fondi pubblici, senza avere molto da mostrare, ad eccezione di un debito pubblico astronomico (quasi il 200% delle previsioni di PIL per il 2010).

Questa volta il nuovo governo giapponese sta cercando di non investire in progetti di infrastrutture (come i progetti precedenti, che hanno coperto il paese negli edifici, ponti e autostrade di dubbia utilità),e invece cerca di favorire gli investimenti sociali per ridare potere d'acquisto alle classi medie.

Si tratta di una scommessa intelligente, ma che continua a spingere il debito giapponese verso livelli pericolosi,soprattutto in termini di costo per le generazioni future,e che espone il paese a un rischio permanente per il suo crescente debito.




Germania, Francia

Per più di un anno la Germania ha oscillato tra i programmi di stimolazione e di controllo dei disavanzi pubblici. A medio termine, i vincoli costituzionali in materia di controllo del deficit di bilancio limiteranno il rischio di deriva.

È improbabile che questa situazione svilupperà in modo significativo lo sviluppo nei prossimi mesi anche se, come altri paesi della zona euro, il nuovo governo autorizza un aumento superiore al 5% nel deficit di bilancio nel 2010.

Ma con un debito che raggiunge "solo" il 78% del PIL nel 2010, la Repubblica Federale appare come il pilastro responsabile della zona euro.

Questa finanziaria è stata definita “la peggiore a partire dal 1945 e si tradurrà in una massiccia vendita di Bund (buoni del Tesoro tedesco), per un importo complessivo al di sopra del record 2009 di 329 miliardi di euro.

La Francia, con il suo « grosso prestito», non tenta nemmeno un piano di stimolo.

Sta solo cercando di dotarsi dei mezzi finanziari per calmare la crisi sociale che comporta la battuta d'arresto nel 2009 del piano di stimolo, ora programmato per il 2010, evitando con ogni mezzo che i fondi spesi si aggiungano al debito nazionale.

Costituito da investimenti strategici a lungo termine per l'istruzione e la ricerca, e presumibilmente fuori bilancio, questo “grosso prestito” (che essendo di solo 35 miliardi di euro, è grande solo nel nome) copre solo manovre politiche ed è una fonte di profitti solo per le banche che lo emetteranno.

È chiaro che Bruxelles e le agenzie di rating includeranno, in ogni caso, questo prestito nelle loro valutazioni dei deficit pubblici e di indebitamento del paese. Il premio che lo Stato pagherà per questo prestito, sarà aggiunto ai quasi 60 miliardi di interessi che la Francia sta già pagando per il suo debito pubblico.

Si tratta di una scelta a breve termine per eccellenza, che cerca solo di gestire le conseguenze sociali della crisi, a scapito di passi strutturali e più duraturi. Per riassumere, è puramente e semplicemente uno spreco che non raggiunge l'obiettivo neppure per quanto riguarda il mantenimento della pace sociale,considerando le dimensioni delle conseguenze della mancanza di ripresa economica.

La situazione reale della Francia sarà sicuramente peggiore tra ora e la fine del 2010 e chiaramente sarà più indebitata (quasi il 120% del PIL).


UK, Irlanda


Il Regno Unito si è chiaramente trovato sotto il controllo del FMI ... senza ammetterlo.

La pre-relazione di bilancio presentata dal Cancelliere dello Scacchiere, Alistair Darling, è una miscela di aumento delle tasse (anche per i bonus dei banchieri) e gravi tagli alla spesa pubblica. Il Regno Unito è, in effetti, minacciato da una spirale incontrollabile di debito come l'OCSE sottolinea.

La dimensione del suo sostegno per la City in evidente difficoltà è, in gran parte, responsabile di questo rapido ed esponenziale deterioramento (che spinge il deficit verso il 160% del PIL nel 2010).

Questa spirale del debito impedisce,naturalmente, ogni tentativo di un nuovo piano di recupero per l'economia britannica. Tuttavia, le restrizioni di bilancio annunciate dal governo di Gordon Brown non sono sufficienti, anche senza un nuovo piano di recupero.

Dopo le elezioni del prossimo giugno, il prossimo governo (molto probabilmente Conservatore), dovrà eliminare interi settori della spesa pubblica britannica, se il paesevuole mantenere la sua credibilità creditizia internazionale: sanità, istruzione, difesa, ricerca,benefits ... tutti questi settori saranno colpiti duramente.


La vicina Irlanda, che ha appena adottato un simile budget, dà una buona idea di quello che gli inglesi si possono aspettare nel 2010.


USA e la debitodipendenza

Gli Stati Uniti continuano a contrarre prestiti a rotta di collo (gli ultimi due mesi dell'anno fiscale 2010 mostrano, secondo le previsioni, già un deficit del 25% superiore al maggio 2009) e si sta preparando un altro pacchetto di stimoli economici (vedi GEAB N °39).

E la domanda che ha cominciato a preoccupare i decision makers americani è il costo di servizio del debito in crescita esponenziale.

Dei 9.000 miliardi di deficit pubblico previsti per il prossimo decennio, da parte dell'amministrazione Obama, 4.800 miliardi saranno i costi del servizio del debito, vale a dire, il pagamento degli interessi.

Il paese continua a scavare per sé in un buco sempre più profondo di dipendenza totale per quanto riguarda i suoi creditori (sia che si tratti della Cina, o l'oligarchia bancaria che gestisce gli affari finanziari del paese).

Il successo della proposta al Congresso di Ron Paul al controllo della Federal Reserve è un chiaro segnale delle tensioni che caratterizzano il rapporto tra una parte crescente di politici americani (e l'opinione pubblica statunitense) e le classi finanziarie statunitensi (di cui la Fed è il suo strumento politico).

La questione del debito del paese in crescita, la preoccupazione per il finanziamento del debito e più in generale, sul valore della moneta degli Stati Uniti sono, pertanto, il punto di convergenza di ciò che è in gioco nella politica interna ed esterna degli Stati Uniti.

Queste tensioni interne sono il riflesso diretto di quelle esterne, che stanno causando in tutto il mondo la caduta del dollaro e il valore dei buoni del Tesoro degli Stati Uniti.

Il fallimento del piano di incentivi 2009 è ormai evidente.

Senza discutere nuovamente sulla veridicità dei dati di crescita, della disoccupazione, del consumo ... (vedi parte precedente), è innegabile che l'iniezione di molte centinaia di miliardi di dollari è solo riuscita, nella migliore delle ipotesi, a stabilizzare temporaneamente l'economia degli Stati Uniti al suo livello più basso raggiunto nei mesi che seguirono il fallimento di Lehman Brothers.

Né gli investimenti delle imprese, né i consumatori, né la domanda esterna si sono fatti avanti per prendere il posto della spesa pubblica.

Per LEAP/E2020, è pura fantasia pensare che un nuovo stimolo avrà un effetto duraturo, mentre le parti vitali dell'economia mondiale restano in coma.

Ma la pressione politica, con le elezioni «a medio termine» di un anno, sta per spingere l'amministrazione Obama a ricominciare e ad ignorarele crescenti tensioni esterne sul proprio debito e sulla valuta. La Fed è, in ogni caso, paralizzata, perché per quasi due anni, come LEAP/E2020 ha scritto al momento, non ha più sotto controllo i tassi di interesse ed è, inoltre, consapevole del fatto che da ora in poi, le grandi imprese dell' economia degli Stati Uniti sono diventate dipendenti dai fondi ad interesse zero che inietta ogni giorno.

La progressione della crisi è, poi, andata a creare, secondo il nostro team, una doppia frattura:

  • interna, con la messa in discussione del legame incestuoso tra la Fed ed i suoi «clienti »: le grandibanche, le compagnie di assicurazione, ... la cui sopravvivenza è preferita alla ri-partenza dell'economia del paese.
  • esterna, con la messa in discussione dello status del dollaro come valuta di riserva e delle obbligazioni delTesoro degli Stati Uniti come fondi di riserva.

Questi due fattori procedono autonomamente, anche se sono semplicemente due facce della stessa medaglia.

Dalla primavera 2010, la contraddizione evidente, negli Stati Uniti come nel resto del mondo, tra un paese più indebitato e i nuovi piani di stimolo economico con risultati incerti in un contesto di un eccesso di offerta di debito pubblico sono destinati ad aumentare le tensioni.

Le conseguenze interne saranno un Congresso e dei candidati più radicali intema di affari economici e finanziari, nonché un anno politicamente “esplosivo” negli Stati Uniti e di una caduta accelerata del Dollaro sulla base di una crisi dei buoni del Tesoro degli Stati Uniti.

Il nuovo punto di svolta della crisi sarà il risultato di queste circostanze, che interessano tutti i titoli di debito sovrano di questo pianeta e provocheranno una spirale negativa dei più deboli.

Il nostro team vorrebbe ricordare ai lettori che i più deboli non sono necessariamente quelli che sono meno ben valutati dalle agenzie di rating. Oggi, il rapporto debito pubblico di numerosi paesi emergenti sono nettamente migliori di quelli della maggior parte dei grandi paesi occidentali.

Si conclude qui la seconda parte del GEAB Report 40.

Prima parte qui: GEAB 40

Saluti felici

Felice Capretta

lunedì 21 dicembre 2009

Insolvenza degli stati - GEAB 40

Geab 40 disponibile ai lettori di Informazionescorretta!

La parola al LEAP, mentre ricordiamo agli affezionati lettori che ripubblichiamo le analisi del LEAP senza necessariamente condividerle.




GEAB N ° 40: Primavera 2010 - Nuovo punto di flessione della crisi sistemica globale


(Trad. di G.P. per ripensaremarx, più aggiunte nostre)

Quando il cappio dei disavanzi pubblici strangolerà gli Stati e i sistemi sociali occidentali
Secondo LEAP/E2020, la crisi sistemica globale conoscerà un nuovo punto di flessione da partire dalla primavera del 2010. Infatti, in questo periodo, le finanze pubbliche dei principali paesi occidentali diventeranno ingovernabili perché sarà simultaneamente ovvio che nuove misure di sostegno all’economia si imporranno in base al fallimento dei vari stimoli del 2009 e che l'ampiezza dei disavanzi di bilancio proibirà una nuova spesa significativa.

Se questo "cappio" dei disavanzi pubblici che i governi si sono volontariamente messi attorno al collo nel 2009, rifiutando di fare assumere al sistema finanziario il prezzo dei suoi difetti, peserà molto sull'insieme delle spese pubbliche, esso influirà particolarmente sui sistemi sociali dei paesi ricchi impoverendo sempre più la classe media ed i pensionati, lasciando i più svantaggiati alla deriva.

Parallelamente, il contesto di insolvibilità di un numero crescente di stati e di Comunità locali (regioni, province, stati federati) comporterà un doppio fenomeno paradossale di risalita dei tassi d'interesse e di fuga dalle valute in direzione dell’oro.

Dinanzi all' assenza di una alternativa organizzata ad un dollaro US sempre più debole e per trovare una alternativa alla perdita di valori dei buoni del tesoro (in particolare americani), le banche centrali del mondo intero dovranno in parte "riconvertirsi all’oro", il vecchio nemico della riserva federale US, senza poter ancora dichiararlo ufficialmente.

Essendo la scommessa della ripresa ormai persa dai governi e dalle banche centrali, questo punto di flessione della primavera 2010 rappresenterà l'inizio del trasferimento massiccio dei 20.000 miliardi USD di "asset fantasma" verso i sistemi sociali dei paesi che li hanno accumulati.

In questo GEAB N°40, il gruppo di LEAP/E2020 sviluppa le sue analisi su questi vari argomenti presentando una valutazione dettagliata delle sue anticipazioni per il 2009 che hanno ottenuto uno score generale del 72%. (maggiori informazioni nelle prossime parti, NDFC)

Infine, i nostri ricercatori espongono le loro raccomandazioni, di questo mese in particolare: settore immobiliare commerciale, valute e redditi degli espatriati.


Insolvenza degli Stati
L' attualità si è rapidamente incaricata di rafforzare l’anticipazione del GEAB N°39 che segnalava come il 2010 sarebbe stato un anno segnato da tre tendenze tra cui l’insolvibilità di Stato: da Dubai alla Grecia, passando per i discorsi sempre più ansiosi delle agenzie di rating sui debiti americani e britannici, o con il bilancio draconiano approvato dall'Irlanda e le raccomandazioni della zona euro per il controllo dei disavanzi pubblici, l'incapacità crescente degli stati da far fronte ai loro debiti ha occupato le prime pagine dei mass media.


Tuttavia, nell'ambito di quest'agitazione mediatica, le informazioni non hanno lo stesso valore: alcune sono soltanto elucubrazioni "sul dito" del proverbio
cinese, altre trattano realmente della luna. Al capitolo delle elucubrazioni "sul dito", questo comunicato pubblico del GEAB N°40 presenta il caso delle analisi su Dubai e sulla Grecia.



Dubai: un chiaro esempio di cio' le banche considerano "asset sicuri"

per quanto riguarda Dubai, si legge e si sente quasi ovunque nei media mainstream che, in fondo, non è realmente una questione di bancarotta dello stato, perche' l'emirato non ha fatto default; solo i settori immobiliare e finanziario sono incapaci di rimborsare i creditori.

Questo sarebbe vero se Dubai fosse qualcosa in più oltre che l'immobiliare. Il problema è che Dubai non è altro che quello, decorato con asset che hanno valore reale che stanno per essere venduti per gestire una piccola parte del debito accumulato dal clan che dirige l'emirato.

Considerata la scarsa qualità delle costruizioni, la mancanza di manutenzione che la bancarotta sta per causare in modo inevitabile, e l'esodo della popolazione straniera, siamo dell'avviso che il mercato delle proprietà immobiliari di Dubai farà una svolta secolare verso un prezzo medio di zero euro per metro quadrato.

L'inaugurazione di Burj Dubai, il più alto grattacielo del mondo, il prossimo 4 Gennaio segna, senza alcun dubbio, la fine del "Mito di Dubai", simbolo della globalizzazione di questi ultimi 30 anni: è una specie di gigante pietra tombale per Dubai e per questa globalizzazione allo stesso momento. Secondo LEAP / E2020, ci saranno molti cadaveri che ci finiranno sotto: banchieri, promotori immmobiliari e sviluppatori, che hanno partecipato al Mito di Dubai e si sono trovati nella tempesta.

Chiunque (in particolare le banche inglesi che detengono metà del debito dell'emirato) oggi nega di essere esposto in modo significativo allo stop dei pagamenti; esattamente come, ieri, negavano che Dubai World fosse seriamente colpita dalla crisi, o che Dubai non avrebbe avuto necessità di essere sostenuta completamente dal suo ricco vicino, Abu Dhabi. Tra molti mesi, che piaccia loro o meno, queste stesse banche (HSBC, RBS, Barclays) e le aziende stanno per riconoscere una parte del debito di Dubai da 100 miliardi.

Infine, la bancarotta di Dubai ci informa della vera posizione dei bilanci delle banche. Infatti, fino al mese scorso, gli asset di Dubai erano considerati "sicuri". Il LEAP/E2020 crede che il 2010 mostrerà che le banche detengono ancora una quantità di "asset sicuri" di questo tipo nei loro bilanci.


Crisi del debito greco: Piccolo problema per Francoforte ed avvertimento rigoroso per Washington e Londra

Veniamo alla Grecia.

Qui, si ritrova una tematica simile a quella che il nostro gruppo aveva denunciato
nella GEAB N°33, nel marzo 2009, nel momento in cui la stampa trasmetteva in maniera massiccia l'idea che l' Europa dell’est conduceva il sistema bancario europeo e l'Euro in una crisi maggiore.

Avevamo allora spiegato che questa "informazione" non riposava su nulla di credibile e che non era che un tentativo deliberato da parte di Wall Street e della City di far credere ad una frattura dell’UE e d'infondere l'idea di un rischio "mortale" gravante sulla zona euro, facendo passare, senza discontinuità, informazioni false "sul rischio bancario venuto dall’Europa dell’est" e tentando di stigmatizzare una zona euro "prudente" di fronte alle misure "volontaristiche" americane o britanniche.

Uno degli obiettivi è anche di tentare di deviare l'attenzione internazionale dall’aggravarsi dei problemi finanziari di New York e Londra, indebolendo la posizione europea alla vigilia del vertice del G20.

Il caso greco è abbastanza simile.

Non che non ci siano crisi delle finanze pubbliche greche (è reale), ma le sue conseguenze supposte sulla zona euro sono sopravvalutate mentre questa crisi indica una tensione crescente attorno ai debiti sovrani, tallone d' Achille degli Stati Uniti e del Regno Unito.




Innanzitutto, occorre ricordare che la Grecia resta il paese per eccellenza che ha male gestito la sua adesione all’ Ue.

Dal 1982, i diversi governi non hanno fatto che utilizzare l'Ue come una fonte inesauribile di sovvenzioni, senza mai riuscire a modernizzare le strutture economiche e sociali del paese.

Con quasi il 3% del PIL che proviene direttamente da Bruxelles nel 2008, la Grecia è in realtà un paese sotto aspersione europea quasi da trenta anni. Il deterioramento attuale delle finanze
pubbliche del paese non è dunque che una tappa supplementare in una lunga evoluzione.

I responsabili della zona euro sapevano da tempo che il problema greco sarebbe emerso un giorno. Ma il paese pesa il 2,5% del PIL della zona euro (e l'1,9% di quello dell’Ue), siamo lontani da un grave pericolo gravante sulla moneta unica europea e sulla zona euro.

A titolo d' esempio, l’insolvibilità della California (12% del PNL US) è infinitamente più portatrice di destabilizzazione del dollaro e dell’economia americana.



D' altronde, poiché si trova spesso sotto le stesse penne un elenco esauriente di tutti i paesi della zona euro che fanno fronte ad una grave crisi delle loro finanze pubbliche (Spagna, Irlanda, Portogallo ai quali aggiungiamo la Francia e la Germania), occorre essere precisi ed indicare che negli Stati Uniti, oltre allo stato federale tecnicamente in fallimento se la FED non avesse stampato dollari in quantità illimitata per comperare direttamente ed indirettamente buoni del tesoro emessi in proporzioni identiche, ed oltre alla California (stato più ricco dell’ Unione che pencola sul bordo del pozzo da mesi), si trovano ormai 48 stati su 50 in disavanzo di bilancio crescente.

Come riassume il titolo di un editoriale del 14 dicembre di Stateline, il sito americano specializzato sugli stati e le Comunità locali US, "degli scenari d'incubo ossessionano gli stati", è l’insieme degli stati degli Stati Uniti che ha timore di essere insolvibile nel 2010/2011.

E la zona euro, che ha le più importanti riserve d’oro del pianeta, raccoglie anche paesi che hanno accumulato eccedenze di bilancio fino all’anno scorso, un commercio estero sempre eccedentario ed una banca centrale che non ha trasformato il suo bilancio in un serbatoio di attivi "marci o fantasma" (come fa la FED da 18 mesi).

Dunque, se la crisi delle finanze pubbliche greche indica qualcosa, non si tratta tanto della situazione della Grecia in sé o di una problematica specifica per la zona euro, ma si tratta di un problema più generale che peggiorerà fortemente nel 2010: il fatto che le obbligazioni di stato formano ormai una bolla sul punto di esplodere (più di 49.500 miliardi USD a livello mondiale, cioè un aumento del 45% in 2 anni).

La degradazione delle valutazioni effettuate dalle agenzie americane di rating nel battistrada della crisi di Dubaï segnalano che, come sempre, queste agenzie non sanno (o non possono) anticipare questo tipo di evoluzione. Ricordiamo che esse non avevano visto nulla nella crisi dei subprimes o nel crollo della Lehman Brothers ed AIG, né d' altronde in quello di Dubai.

Poiché sono dipendenti dal governo US, non possono naturalmente mettere direttamente in
discussione il duetto nel cuore del sistema finanziario attuale (Washington e Londra). Tuttavia,
indicano la direzione da dove verrà la prossima grande scossa, dalle obbligazioni di Stato… ed in
questo settore, i due stati più esposti sono gli Stati Uniti ed il Regno Unito.

È, del resto, molto istruttivo constatare che il discorso di queste agenzie evolve sottilmente. In alcune settimane si è passati dalla sempiterna spiegazione secondo la quale la qualità intrinseca delle economie e della gestione di questi due paesi eliminava ogni rischio di insolvenza da parte dei loro rispettivi governi ad un richiamo che sarebbe necessario dal 2010 per dimostrare questa qualità e queste attitudini di gestione per conservare la famosa tripla A che permette di prendere in prestito a costo inferiore.

Se anche le agenzie di rating iniziano a richiedere prove, vuol dire che le cose vanno realmente molto male.

Per concludere sul caso greco, il nostro gruppo considera la situazione attuale triplicemente positiva per la zona euro:

  • essa costringe a considerare seriamente le misure di solidarietà da attuare in questo tipo di situazione. Gli osservatori così dovranno fare una scelta chiara: sia che trattino la Grecia come un paese isolato, sia che la trattino come una componente della zona euro. Ma non possono fare le due cose allo stesso tempo, addizionando la debolezza di una Grecia isolata con un indebolimento della zona euro a causa della Grecia
  • obbliga le autorità greche a fare un'operazione “verità„ sullo stato delle finanze del loro paese permettendo all' Ue di spingere le riforme necessarie in particolare per ridurre fortemente la corruzione e il clientelismo endemici
  • essa dovrebbe servire da esempio ai governi europei (ed altri) che manipolano sempre più le statistiche economiche e sociali, dimostrando che queste manipolazioni non fanno che immergere di più i paesi nella crisi.

Siamo ahinoi più dubbiosi su quest'idea che altri dirigenti seguirebbero l' esempio del primo ministro greco; in ogni caso non prima di cambiamenti di governo nel Regno Unito, negli
Stati Uniti, in Francia o in Germania ad esempio.

Si conclude qui la prima parte del GEAB Report n.40. A breve le altre parti. In caso di ripubblicazione si prega di citare la fonte con link attivo.

Saluti felici

Felice Capretta

venerdì 18 dicembre 2009

Metalli tossici a Gaza e uscita dal dollaro dai paesi del golfo

City di oggi dedica molto del suo spazio al caso Garlasco.
L’unico imputato è stato rilasciato per insufficienza di prove.

In un piccolo angolino su una spalletta di sinistra è comparsa una notizia minima sulle conseguenze dei bombardamenti israliani a Gaza. Forse sarebbe stato più utile invertire le dimensioni degli spazi, anche perchè il materiale non manca.

Risulta infatti, secondo il comunicato di NWRC, che i bombardamenti israeliani a Gaza del 2006 e del 2009 hanno lasciato sul terreno forti concentrazioni di metalli tossici, che possono provocare nella popolazione leucemie, problemi di fertilità e gravi effetti sui nuovi nati, come malformazioni e patologie di origine genetica. Questi metalli sono in particolare tungsteno, mercurio, molibdeno, cadmio e cobalto.

E' il risultato di uno studio condotto da New Weapons Research Group (Nwrc), una commissione indipendente di scienziati e collaboratori basata in Italia che studia l'impiego delle armi non convenzionali e i loro effetti di medio periodo sui residenti delle aree in cui vengono utilizzate.


Il gruppo di lavoro del Nwrc ha esaminato 4 crateri: due provocati dai bombardamenti del luglio 2006, uno nella città di Beit Hanoun e uno nel campo profughi di Jabalia, e due provocati da bombe sganciate nel gennaio 2009 a Tufah, sobborgo di Gaza City. Inoltre ha analizzato la polvere residua all'interno del guscio di una bomba (THS89D112-003 155mm M825E1 ) al fosforo bianco esplosa vicino all’ospedale di Al Wafa, nel gennaio 2009.

Lo studio ha messo a confronto i livelli di concentrazione dei metalli rilevati nei crateri con quelli indicati in un rapporto sulla presenza di metalli nel suolo di Gaza, realizzato attraverso il campionamento di 170 luoghi, pubblicato nel 2005.

Le analisi hanno rilevato anomale concentrazioni di questi metalli nei crateri, indicando una contaminazione del suolo che, associata alle precarie condizioni di vita, in particolare nei campi profughi, espone la popolazione al rischio di venire in contatto con sostanze velenose per via cutanea, respiratoria e attraverso gli alimenti.

Il nostro studio – spiega Paola Manduca, che insegna genetica all'università di Genova, portavoce del New Weapons Research Group – indica una presenza anomala di elementi tossici nel terreno. Occorre intervenire subito per limitare le conseguenze della contaminazione su persone, animali, e colture.

Occorrono strategie di sostegno per le persone contaminate.

Auspichiamo – aggiunge – che le indagini fino ad ora svolte dalla commissione Goldstone, voluta dalle Nazioni unite, vadano oltre l’analisi del rispetto dei diritti umani, e prendano in considerazione e gli effetti sull’ambiente provocati dall'uso di varie tipologie di bombe e le ricadute sulla popolazione nel tempo. Una rapida raccolta di dati può essere realizzata secondo modalità che molti scienziati possono descrivere agevolmente e programmare.



LO STUDIO

I crateri esaminati

Tutti i crateri esaminati sono di grandi dimensioni e il campionamento è stato condotto lungo uno dei lati del pendio di ciascun cratere.

Tutti si trovano nella parte nord della Striscia di Gaza, come si può vedere dalla mappa.

I campioni dei crateri di Beit Hanoun e Jabalia sono stati raccolti nell'agosto 2006, due settimane dopo la fine degli attacchi del mese di luglio.

Quelli di Tufah sono stati raccolti il 28 gennaio 2009, e fanno riferimento ai bombardamenti del 14 gennaio.

I dati raccolti nei crateri

I risultati delle analisi con Icp/Ms (una tipologia di spettrometria di massa altamente sensibile e in grado di determinare diverse sostanze inorganiche) mostrano presenza in quantità superiori alla media attesa di:

1. Tungsteno e mercurio

Nel cratere di Beit Hanoun sono state rilevate quantità significative di tungsteno (tra 20 e 42 volte il livello medio atteso nel suolo) e quantità elevate di Mercurio (tra 8 e 16 volte il livello massimo rilevato nello studio del 2003).

Gli altri 3 crateri esaminati presentavano livelli simili a quelli medi del suolo.

Entrambi gli elementi, mercurio e tungsteno, sono rari in natura e il loro ritrovamento in uno dei crateri indica che a disperderli nel terreno è stata la deflagrazione della bomba, che ha diffuso i metalli in un raggio di dimensione sconosciuta che potrebbe avere prodotto la contaminazione delle acque, del suolo e delle colture.

Entrambi tungsteno e mercurio sono metalli che hanno gravi effetti tossici e cancerogeni sull'uomo a medio-alte concentrazioni.

l mercurio è un agente classificato come cancerogeno; si assume anche per via cutanea, e in gravidanza si trasferisce dalla pelle al feto e provoca fetotossicità negli animali.

Il tungsteno e le leghe di tungsteno sono genotossici e sospetti fetotossici. A concentrazioni meno elevate, il tungsteno è causa di patologie respiratorie e neurologiche.


2. Molibdeno

Il molibdeno è un elemento raro nel terreno ed è stato trovato in alte concentrazioni in tutti i crateri esaminati, con livelli compresi tra 0,1 a 12 parti per milione (ppm), vale a dire tra 25 e 3.000 volte il livello medio del suolo (0,004 ppm). Il molibdeno viene usato in leghe con vari metalli (singoli e multipli), alcuni dei quali vengono utilizzati come componenti di armi.

Il molibdeno è tossico per gli spermatozoi, a livelli elevati produce effetti sulla spermatogenesi.


3. Cadmio

Il cadmio è un elemento presente normalmente in basse concentrazioni nel suolo di Gaza (0,093 ppm secondo lo studio del 2003). Lo studio ha rilevato una elevata quantità di cadmio (fino a 7,3 volte il livello medio) in uno dei crateri di Tufah.

Il cadmio è un noto cancerogeno.


4. Cobalto

Il cobalto è stato trovato in entrambi i crateri di Tufah, in quantità fino a 26,2 ppm, circa 5 volte superiore a quella normalmente contenuta nel suolo (5,1 ppm).

Il cobalto può inibire la riparazione del dna e causarne la rottura, con effetti mutageni.


5. Nichel, manganese, rame e zinco

Nichel, manganese, rame e zinco sono stati trovati in uno dei crateri di Tufah, in quantità due volte più elevate rispetto a quello medio.

Alcuni componenti di nichel e manganese sono cancerogeni.


6. Stronzio

Lo stronzio è presente in quantità superiore alla media in tutti i crateri esaminati, ma la sua concentrazione varia in luoghi diversi e non ci sono dati disponibili di misurazione per il territorio di Gaza, per cui non è possibile stabilire con certezza se si tratti di una presenza è anomala.


E concludiamo con una interessante notizia in ambito economico.


Golfo Persico verso l'uscita dal dollaro

Dopo i paesi dell'ALBA, anche i paesi del Golfo Persico stanno avviando i primi passi per l'uscita dal dollaro. A partire da gennaio, infatti, i paesi del Golfo creeranno il GCC, Gul Cooperation Council, che è l'embrione della futura banca centrale del Golfo, e gestirà la valuta unica dell'area.

Par il momento, aderiscono al progetto Arabia Saudita, Bahrein, Kuwait e Qatar, e l'elenco potrebbe allungarsi rapidamente.

Altre informazioni su Eurasia blog.

Saluti felici

Felice Capretta

mercoledì 16 dicembre 2009

L'ALBA lascia il dollaro e il premier feritissimo

"Schiaffo di Fini al premier ferito", intitolava così in prima pagina il Giornale di oggi.

Ebbene si, il premier ferito a colpi di guglie tiene ancora banco.

In centro: "Di Pietro insiste: la violenza è colpa delle vittime".

Suscita particolare interesse l'editoriale di Marcello Veneziani, che potete leggere all'indirizzo http://www.ilgiornale.it/interni/chi_grida_tiranno_legittima_tirannicidio/berlusconi-aggressione_berlusconi-marcello_veneziani/16-12-2009/articolo-id=407429-page=0-comments=1
(link volutamente non attivo, potete fare copia-incolla) intitolato "Chi grida al tiranno legittima il tirannicidio", proprio sotto "I mandanti morali".

Un piccolo stralcio, rivolto ad un politico dell'altro schieramento (nè migliore, nè peggiore, a nostro avviso):

....le parole si sono fatte sangue. Così come solo una bestia idiota e feroce puo' dire davanti alla maschera di sangue di Berlusconi: "non faccia la vittima". Bestia idiota perchè nega l'evidenza atroce e sanguinosa della realtà, bestia feroce perchè riesce a non provare neanche un filo di umana e cristiana pietà di fronte al viso tumefatto e insanguinato di una vittima della violenza e dell'odio

Qual nobile ed elevato pensiero condito di raffinata linguistica.

Poi, la svolta spirituale. In redazione, un giornalista vestito di bianco, sguardo sognante e candela sulla scrivania, scrive

Berlusconi al popolo Pdl: "L'amore vince sull'odio".

Ehm..

  • "abbiamo questa sinistra che si dovrebbe vergognare di tutto quello che fa e che, in effetti, è - ha concluso - la nemica del Paese" Silvio Berlusconi, 30 Giugno 2009 (su questo punto ci preme specificare che a nostro avviso sono molti politici ad essere nemici del paese, a prescindere dallo schieramento. Nondimeno, sono parole dai toni forti queste pronunciate da Berlusconi)

Ma è più avanti, dopo dieci pagine dieci dedicate all'evento, che arrivano i grossi calibri:

Il clima d'odio

E Maroni pensa a come oscurare i siti più violenti

[...]

per rendere inoffensivi i gruppi on-line violenti Maroni annuncia che presenterà giovedì al coniglio dei ministri (ops, un errore di battitura) "misure urgenti per garantire ai cittadini e a chi ha compiti istituzionali di poter svolgere la propria attività in piena sicurezza"

[...]

gli interventi [...] si baseranno sull'esperienza maturata dalla polizia postale e delle comunicazioni, già proficuamente attive nel monitoraggio della rete per l'individuazione di pagine web che inneggiano alla violenza



Libero osa di più e in prima pagina intitola, di spalla:

Anche la Rete va messa in regola


Forse, un giorno, l'affezionato lettore si collegherà a Informazione Scorretta e troverà la scritta

"Pagina chiusa perchè inneggiante alla violenza. Vendesi pelle di capra"

Dopotutto abbiamo inneggiato all'odio.

Già.


ALBA, via dal dollaro

Mentre i nostri giornalisti sono impegnati a sfruttare ogni sistematica possibilità di fare da spalla al potere per metterlo in quel posto alla nazione, si sono lasciati sfuggire una piccola ma succosa notizia apparsa in questi giorni: i paesi dell'ALBA, tra cui Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua, Ecuador e Honduras, si sono riuniti a Cuba ed hanno confermato che completeranno l'uscita dall'area del dollaro.

A partire dal prossimo mese di gennaio, infatti, entrerà in vigore la nuova moneta virtuale: il SUCRE, "Sistema Unico di Compensazione di pagementi Reciproci", ed i rapporti commerciali tra i paesi dell'ALBA saranno denominati in Sucre.

Ce ne dà notizia Brunei FM World (!).

Saluti felici

Felice Capretta

martedì 15 dicembre 2009

Nazionalizzata HGAA: Hypo Group Alpe Adria

Oggi un sito a caso, il Tgcom, pubblicava in home page la foto che vedete qui a sinistra.

Trattasi di curioso umano apparentemente normodotato che inneggia al presidente fenfa denti.

C'e' da chiedersi in che modo l'essersi preso un modellino del duomo in pieno volto (il presidente del configlio, non il soggetto qui a lato) lo abbia reso "un mito".

Già.

Forse sarebbe stato opportuno navigare un po' più a lungo in internet per scoprire che il governo austriaco ha nazionalizzato oggi la sesta banca d'Austria, un colosso da 40 miliardi di euro di asset.

Ciao ciao, HGAA.

Articolo completo qui (in inglese).

Saluti felici

Felice Capretta

lunedì 14 dicembre 2009

Italiani, eterni secondi

Oggi si parla solo di una cosa...! Già, il lancio del modellino del Duomo di Milano a Berlusconi, con centro perfetto.

Sarebbe facile ed immediato intitolare "santo subito", come facemmo nel primo lancio della scarpa della storia moderna. In quest'occasione tuttavia il lancio è andato a segno e qualcuno si è fatto male. Per quanto la cosa faccia sorridere, non possiamo che ricordare che ottengono molti più risultati con altri mezzi anzichè con la violenza.

Scorrettamente riportiamo un paio di coincidenze ed una riflessione finale.

Abraham Lincoln, attraverso la creazione del greenback, tento' di portare il potere di battere moneta sotto l'autorità statale. Fu ucciso da un pazzo isolato e il greenback non fu più stampato.

John Kennedy, attraverso la creazione delle US Notes con l'Executive Order 11110, tento' di portare il potere di battere moneta sotto non l'autorità statale. Fu ucciso da un pazzo isolato e la stampa degli US Notes fu fermata. (in particolare, il neopresidente Lyndon Johnson firmo' la cancellazione dell'Executive Order subito dopo la sua nomina, direttamente sull'aereo, prima ancora di arrivare a Washington)

Silvio Berlusconi, attraverso la pubblicazione di un articolo su uno dei suoi giornali, suggeriva di portare il potere di battere moneta sotto l'autorità statale. E' stato colpito al labbro da un modellino del Duomo lanciato da un pazzo isolato.


Riflessione caprina: italiani, eterni secondi...!


Peraltro, riguardo l'articolo "Quella sovranità della moneta in mani private" citato, concordiamo con alcuni lettori tra i commenti al post precedente. In effetti l'articolo riporta un grossolano errore, azzardando che il debito pubblico è causato dal signoraggio, mentre invece il caso patologico del debito pubblico italico è stato causato per lo più da trent'anni di gestione mafiosa delle finanze pubbliche.

Saluti felici

Felice Capretta

venerdì 11 dicembre 2009

Obama a oslo nobel pace discorso completo

Come gli affezionati lettori ben sanno, spesso proponiamo di andare direttamente alla fonte dell'informazione, quando è possibile e quando è disponibile.

Oggi vi proponiamo il discorso di Barack Obama alla cerimonia di consegna del Nobel per la pace.

Potete scaricare il file a questo link.


Oppure a questo link.



Abbiamo aggiunto alcuni grassetti per due finalità:

  • rendere evidenti le più stridenti contraddizioni spacciate per normalità
  • portare l'attenzione alle tecniche di comunicazione utilizzate (in particolare, coloro che conoscono il Milton Model ne riconosceranno un uso particolarmente raffinato)

saluti felici e buona lettura

Felice Capretta

ps: blogosfera impazzita per l'articolo "Quella sovranità della moneta in mani private" apparso su ilgiornale.it a firma Redazione (grazie a Silvano per la segnalazione tra i commenti).

giovedì 10 dicembre 2009

I macchinisti intossicati e varie dall'economia


Ah, il Tgcom. La massima espressione dell’informazione correttissima in Italia oggi.
A noi piace leggerlo regolarmente e coglierne le migliori finezze.

Ieri, per esempio, pubblicava in home page “intossicati dal riscaldamento rischiano la morte”.




Trattasi di un paio di macchinisti delle ferrovie dello stato che hanno inalato ossido di carbonio. Forse qualcuno si immaginava gil eroici macchinisti che si trascinavano fuori dalla cabina ormai saturata dall’invisibile e subdolo veleno, mentre prontamente intervenivano i soccorsi a strapparli alla morte.

Risulta invece che i due siano stati ricoverati per semplice sospetta intossicaizone da monossido e non rischiano la vita.



Sempre Tgcom la fonte: in prima pagina rischiavano la morte, nell’articolo non corrono pericolo di vita.

Già.

Benissimo comunque per i due macchinisti, con i nosti migliori auguri di pronta guarigione. Estendiamo i medesimi auguri anche al giornalista di Tgcom che si trova in evidente stato di dissociazione...

Passando ad altro, si è verificato uno strano fenomeno nel cielo della Norvegia il giorno prima dell’arrivo di Barack Obama. Questo il filmato.




Non siamo in grado di stabilire la veridicità della fonte e non siamo in grado di dire se si tratta di un fenomeno naturale o artificiale o realizzato a Photoshop.

Passiamo alle notizie economiche, su suggerimento di Nouriel Roubini.


UK, tasse in arrivo


Alistair Darling ha annunciato che le banche affronteranno una tassa una tantum del 50% su tutti i bonus sopra i 25.000 GBP. La misura coinvolgerà 20.000 bancari, di cui, secondo una stima di Lord Myners, amminstratore della City, circa 5.000 che prendono più di un milione di GBP di bonus annui.

Per la serie: troppo poco e troppo tardi.


Giappone, PIL in frenata


La crescita del PIL reale per il terzo trimestre del 2009 è stata rivista al ribasso allo 0,3% da una iniziale previsione di crescita dell’1,2% trimestre su trimestre.

La voce principale che ha contribuito a ribassare l’indice sono stati gli investimenti in conto capitale, che sono caduti del 2,8% dal trimestre precednete. I consumi privati invece sono salite dello 0.9% ed una buona notizia viene anche dalle esportazioni dello 0,4%.

Un segnale debole ma buono per il Giappone, la cui economia dipende dalle esportazioni, e per l’economia mondiale, segno che la domanda non è stata completamente congelata, almeno in quest’ultimo trimestre.


Saluti felici

Felice Capretta

martedì 8 dicembre 2009

GEAB 39 parte III


Terza parte del GEAB 39, con un focus geopolitico sulla Turchia e raccomandazioni economiche.

Grazie a Markozu per la traduzione.

GEAB 39 - Crisi sistemica globale - Parte III

Il risveglio della Turchia: La sua uscita graduale dal blocco occidentale

Approfittando della crisi sistemica, e dell'indebolimento degli Stati Uniti e della sovrastruttura occidentale su cui si basa la potenza di quest'ultimo, la Turchia ha avviato un processo di ridefinizione fondamentale dei suoi più importanti interessi geopolitici.

Le nuove priorità, pronte ad essere delineate entro il 2012, rappresenteranno il più profondo ripensamento di Ankara, da quando il paese ha aderito alla NATO nel 1952.

Questo processo evidenzia un ritorno alla visione kemalista degli interessi vitali della Turchia (NOTA Kemal Ataturk - fondatore della Turchia moderna, ha infatti immaginato e voluto per il suo paese un allontanamento, sia dal suo passato ottomano sia dalle decisioni prese dalle grandi potenze agli inizi del 20-mo secolo (Regno Unito e Francia in particolare)) diversi cioe' da quelli dell'ordine del giorno fissato per il paese da parte delle grandi potenze. È abbastanza ironico che questa evoluzione sia avviata dai leader del partito di orientazione religiosa, l'AKP.

Ci saranno sostanziali conseguenze geopolitiche, economiche e commerciali dovute a questo cambiamento strategico, che contesta la visione tradizionale filo-occidentale della Turchia in attesa di entrare nell'UE.

Nella regione del Mediterraneo orientale, il rapporto con Israele è spesso un indicatore affidabile del rapporto di un paese con il blocco occidentale nel suo complesso. Infatti, per più di un decennio, l'Occidente si è definito seguendo la linea guida Washington / Tel Aviv.

Ma, a questo proposito, nei mesi scorsi, la Turchia sembra aver iniziato ad allontanarsi da questa linea che, per molti anni, ha seguito il più possibile. L'attacco a Gaza da parte dell'esercito israeliano nel dicembre 2008 è l'evento di marcatura di questo cambiamento di tono prima, di orientamento dopo.

Da allora, Ankara si è gradualmente impegnata a ripercorrere il cammino a ritroso lungo la strada nella sua cooperazione diplomatica e militare con Tel Aviv.

Due esempi recenti:

  • La decisione di Ankara di non permettere le esercitazioni delle forze aeree israeliane in Turchia
  • e il suo blocco di Israele nella partecipazione a una esercitazione NATO nell'ottobre 2009, presto seguita da l'annuncio che la Turchia avrebbe svolto delle esercitazioni militari con la Siria. (NOTA Ricordiamo la scena del primo ministro turco Recep Erdogan a Davos nel gennaio 2009 quando ha improvvisamente lasciato la scena perché non riusciva a parlare per lo stesso tempo quanto il presidente israeliano Shimon Peres.) Siamo lontani dal comportamento militare e strategico atteso da un fedele alleato degli Stati Uniti e un importante membro della NATO.

Tuttavia, cambiamenti nelle priorità strategiche della regione erano in fermento fin dal collasso dell'Urss, trasformando la decennale posizione Turca senza uscita, legata alla guerra fredda, in un ampio spazio aperto con enormi potenzialità culturali, economiche e commerciali.

Da allora, nella Turchia disposta a conformarsi, è stato possibile catturare scorci di un paese sempre più riluttante a indossare l'uniforme prestata da un mondo occidentale, con obiettivi regionali sempre più estranei agli interessi turchi (NOTA Come già suggerito dalle difficoltà incontrate da Washington nel convincere Ankara a permettegli di usare le loro basi per attaccare l'Iraq nel 2002/2003).

Finché la guerra fredda era in atto e la minaccia sovietica era ai confini, la Turchia ha accettato di essere la "torre occidentale" sulla scacchiera del Medio-Oriente.



Ma dal 1989, gli interessi tra la torre e il re o la regina sono diventati sempre più divergenti, di cattivo auspicio per il resto della partita su due aspetti:

  • da un lato, la Turchia sarà sempre più riluttante a conformarsi alle esortazioni di Washington, come già suggerito da una serie di reazioni negative che ha provocato un'ondata di ostilità nei confronti della Turchia in seno alla NATO. Qualcosa di nuovo sta accadendo: la legittimità di appartenenza della Turchia alla NATO è messa in discussione da parte dei leader di altri Stati membri della NATO.

  • d'altro canto, Washington e/o la politica dell'Alleanza nella regione saranno ostacolati in modo crescente da una riluttante Turchia, che sviluppa il proprio approccio strategico regionale specifico, possibilmente contrario alla NATO.

Le buone relazioni di Ankara con Teheran, distanti dalle idee di sanzione o di embargo vigorosamente sostenute da Washington, forniscono un altro segnale luminoso di avvertimento.

In breve, il rapporto tra la Turchia e la NATO sta per raggiungere un punto di non ritorno. Il caso della Turchia è un altro esempio lampante del generale processo di disgregazione che attualmente colpisce l'Alleanza (un tema già sviluppato nei precedenti GEAB) il cui leader non ha più né la visione né i mezzi necessari per controllare tutti i suoi membri.

Per ironia della sorte, a LEAP/E2020, sembra che l'altra componente di ancoraggio della Turchia all'Occidente, cioè la promessa di adesione all'Unione europea, sarà il fattore decisivo per l'uscita della Turchia dal blocco occidentale.

Infatti, questa promessa non mantenibile, risultato della mancanza nei leader dell'UE di coraggio e di immaginazione che ha portato ai colloqui d'ingresso ufficiali nel 2005, creerà due condizioni importanti nel nuovo orientamento della politica estera turca:

- in primo luogo, i requisiti democratici legati all'adesione alla UE hanno progressivamente costretto i militari turchi a tornare nelle loro baracche e a rimanerci. Per decenni, sono stati abituati a governare il paese nell'ombra di burattini politici, licenziandoli, se necessario, quando alcuni dei risultati elettorali non erano di loro gradimento. Considerandosi protettori dell'eredità di Ataturk, in realtà essi erano per lo più occupati a controllare il paese e a sfruttare la NATO, l'UE e gli Stati Uniti che premiavano la loro fedeltà al blocco occidentale.

- in secondo luogo, l'evidente riluttanza dell'UE (in particolare tra il pubblico) alla prospettiva di adesione della Turchia, anche in un futuro lontano, è diventata chiara per i cittadini turchi negli ultimi quattro anni.

Nel frattempo, la scoperta che i cosiddetti "negoziati" non sono affatto negoziati, ma, al contrario, un obbligo per la Turchia di rispettare le 90.000 pagine di diritto dell'Unione europea, corpus morale, culturale e commerciale (i tempi della "acquis communautaire" sono l'unica cosa negoziabile), ha innescato un sentimento di rifiuto tra la popolazione turca di ciò che è apparso all'improvviso come un colonialismo "per legge".

A poco a poco, le generazioni turche, al di sotto dei quarant'anni, hanno cominciato a pensare che gli europei non li vogliano e che il loro paese sia quindi entrato in un vicolo cieco. Questo processo di sensibilizzazione è un fenomeno fondamentale, perché mette fine a quarant'anni di una posizione ufficiale incontrastata, secondo la quale l'adesione all'UE sarebbe il solo futuro auspicabile per il paese.

Contemporaneamente, il partito islamico al potere (che ha sostenuto il progetto di adesione all'Unione europea, sebbene sotto costrizione) ha ottenuto il supporto di un flusso di opinioni non-religiose di parere contrario (o almeno riluttante) all'ingresso nell'UE.

Dalla Russia (i cui cittadini assalgono le spiagge turche) fino all'Asia centrale (in cui Ankara sta conducendo un commercio attivo e una politica culturale nei confronti dei paesi di lingua turca), l'Iran e la Siria, la Turchia è veloce nel formare una nuova diplomazia intesa come una sintesi tra i territori politici e storici dell'eredità ottomana, prossimità religiose musulmane e i propri interessi specifici come potenza regionale e crocevia.

La combinazione si svolge per mezzo dell'effetto pendolo in cui la NATO e l'Unione europea stanno diventando semplici componenti del gioco diplomatico di Ankara, e non più un fondamento (che la NATO ha rappresentato) o un obiettivo principale (che l'UE ha rappresentato).

Gli americani e gli europei non commettano errori!

Secondo LEAP/E2020, non c'è più possiblità di tornare indietro.

Dato che la NATO è in un processo di disintegrazione, non vi è alcun motivo per cui Ankara debba fermarsi per prendere da sola questa posizione intermedia, al centro di un equilibrio geopolitico che coinvolge la Russia, l'UE, l'Iran e qualsiasi potere influente tra la sua frontiera meridionale e l'Egitto (Washington , per il momento).

Gli ultimi alleati fedeli della NATO sono i generali dell'esercito turco. Nel giro di dieci anni, intorno al 2020, saranno sostituiti dalle nuove generazioni, che saranno d'accordo nel vedere il loro paese, in futuro, come un ponte "tra Oriente e Occidente", sapendo che un ponte non appartiene a nessuna delle banchine che collega, altrimenti non è più un ponte, ma un vicolo cieco. (NOTA In realtà la Turchia è un doppio ponte: tra Oriente e Occidente, ma anche tra il Mar Nero e il Mediterraneo. Inoltre, nel 21-esimo secolo, il ponte sarà anche (soprattutto) un condotto (gas o petrolio), un campo in cui la Turchia è anche un attore centrale grazie al progetto Nabucco, la cui chiave è l'Iran.)

Questo vale anche per l'Unione europea.

Anche se ora manca la volontà politica, le burocrazie di Bruxelles e Ankara andranno certamente avanti con i negoziati di adesione. Ma questi non potranno mai essere finalizzati e anno dopo anno, affonderanno nel pantano dell'indifferenza generale. Infatti un allargamento è solo il risultato di una certa volontà politica.

Ma il principale sostenitore di questo allargamento, vale a dire Washington, ha altre gatte da pelare e manca dell'influenza necessaria per superare la forte opposizione del pubblico generale europeo (non riescono nemmeno a convincere i soldati europei a rimanere in Afghanistan).

Per quanto riguarda l'UE, nessun leader politico vuole l'ingresso della Turchia come proprio cavallo di battaglia per paura di perdere le elezioni. Dal punto di vista di Ankara è apparso un futuro alternativo ad una Turchia europea. Se l'UE capirà questa situazione e prossimamente proporrà una partnership state-of-the-art strategica alla Turchia, questo sarà il sogno di una Turchia turca, al crocevia tra i vari poteri che la circondano.

Ma se Bruxelles rimane attaccata al suo progetto di adesione, e non lascia alternative, si corre il rischio di spingere la Turchia nella direzione opposta, quella di una Turchia musulmana. Ironicamente, si ottiene spesso l'opposto di ciò che si cerca di ottenere, se non si prendono in considerazione i sogni e le aspettative delle persone interessate.

In conclusione, secondo il nostro team, lo spostamento della Turchia fuori dal blocco occidentale, a sua volta in decadenza, lungi dall'essere un problema per l'Europa, è solo un altro aspetto della crisi sistemica globale e della graduale eliminazione di strutture ereditate dal mondo post-1945, grazie alla quale, entro il 2015, gli europei potrebbero avere un partner turco, con un identità conciliante (pacifica), in grado di essere un intermediario utile nel loro rapporto con il Medio-Oriente e l'Asia Centrale.




Raccomandazioni strategiche e operative

- Oro e valute: i trend sono confermati. Il dollaro USA non ha alcuna ragione di iniziare una risalita sostanziale e/o sostenibile nei confronti delle altre valute (salvo la sterlina, che potrebbe cadere in qualsiasi momento). Riguardo l'oro, il nostro team sta preparando anticipazioni dettagliate per le prossime edizioni (GEAB 40 o 41). Ma, anche in questo campo, i trend sono chiari: l'oro è tornato, riserve delle banche centrali incluse. Sembra che qualche "grande affare" è tornato con le riserve globali del metallo prezioso, e questo dovrebbe avere un effetto positivo sul prezzo.

Comunque, in caso di default nazionale, ricordiamo che la Storia ci insegna che gli Stati sono pronti ad organizzare il sequestro dell'oro disponibile sul loro territorio.

Infine, vorremmo insistere sull'idea che, secondo il nostro team, i certificati sull'oro (oro cartaceo) devono essere evitati in tutti i modi perchè esistono rischi concreti che non siano basati su oro reale.


- Azioni e obbligazioni: il momento si avvicina. Manteniamo il nostro suggerimento di vigilanza sui mercati finanziari. Qualunque cosa possano dire i media, i mercati globali sono stati stagnanti negli ultimi mesi, alternando salite e discese senza nessun trend chiaro che potesse prevalere. Negli USA, la crescita del mercato è stata utile per nascondere la perdita di valore del dollaro.


Si conclude qui il GEAB Report n. 39. In particolare ricordiamo che le raccomandazioni economiche, così come il resto del report, sono indicazioni fornite da LEAP / Europe2020, che noi riportiamo senza necessariamente condividerle. Non diamo consigli in ambito finanziario, nè pubblicamente nè privatamente (quindi non chiedete ;-)

Le parti precedenti qui: GEAB 39 parte I , GEAB 39 parte II

In caso di ripubblicazione si prega di mantenere i link attivi all'articolo orginale e alla fonte: Informazione Scorretta

Saluti felici

Felice Capretta

lunedì 7 dicembre 2009

GEAB 39 parte II

E' ora disponibile la seconda parte del GEAB Report n. 39.

Se avete perso la prima parte con il report gratuito, potete leggerla qui: GEAB 39 parte I


GEAB 39 - Crisi sistemica globale - II parte

La fine del consumatore come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 30 anni

Il consumatore americano, incarnazione del Sogno Americano dai tempi di Ford, è deceduto.

Ma anche il consumatore occidentale (fuori dagli USA) come lo conosciamo negli ultimi 30 anni si sta consumando.

Oltre a questo, LEAP / E2020 ritiene che sarebbe sbagliato pensare che gli asiatici e i latinoamericani rimpiazzeranno queste "macchine da consumo".


La nuova povertà del consumatore americano

Riguardo gli USA, per più di 2 anni, il nostro team ha anticipato i cambiamenti in corso considerati come il problema della insolvenza generalizzata del consumatore americano. Già alla fine del 2006, avevamo detto che il potere d'acquisto delle famiglie americane sarebbe stato dimezzato dal processo della crisi sistemica globale.

Secondo i trend economici in corso negli USA, e visto il disperato e vano tentativo di far ripartire il consumo delle famiglie, questo è esattamente quanto sta accadendo al di là dell'atlantico: il consumatore americano è defunto perchè non ha più soldi e non avrà più quelli che ha avuto negli ultimi decenni.

Punto, fine.

Nel frattempo, l'irresistibile ascesa della disoccupazione (presto al 20% della popolazione attiva, senza riduzioni significative nei prossimi 10 anni) fornisce le condizioni per un impoverimento generalizzato della maggior parte delle famiglie americane.


Nuova multipolarità del consumatore occidentale

In Giappone, molte nazioni di Eurolandia e Canda, il prossimo decennio potrebbe essere marcato da un relativo impoverimento se comparate all'Asia in particolare (ma anche paragonate all'america latina), comunque non ci sarà un totale crollo del potere d'acquisto della famiglia media.

In queste nazioni, due eventi alternativi giocheranno un ruolo principale: la generazione dei baby boomers sarà rimpiazzata dalle prossime generazioni, e le generazioni non occidentali inizieranno ad influenzare il processo di consumo e le interazioni economiche:

  • le generazioni europee, giapponesi, canadesi , ... nate dopo gli anni 60 e 70 inieranno ora a battere il ritmo, sapendo che sono molto più eterogenei della relativamente monolitica generazione dei baby boomer. Di conseguenza, i consumatorI, anziche' IL consumatore, incarneranno queste generazioni. Naturalmente questi trend sono già in corso e la crisi è un catalizzatore, un acceleratore.
  • le generazioni non occidentali, tipicamente asiatiche e latinoamericane, sono ora all'origine dei nuovi trend di consumo e delle nuove interazioni tra consumo, risparmio e investimento, molto diverse da quando praticamente un solo tipo di comportamente, quello americano, determinava tutti gli altri.


Il consumatore tornerà ad essere un pagatore di tasse

La crisi avrà un altro effetto, particolarmente destabilizzante, sul consumatore occidentale.

Al di là dell'impoverimento reale, più o meno rilevante a seconda della nazioni, diventerà (di nuovo) un pagatore di tasse, sapendo che la situazione si ridurrà nella stessa proporzione la sua natura di "consumatore".

Secondo il nostro team, entro la fine del 2010 la maggior parte delle nazioni occidentali dovranno aumentare le tasse in modo significativo per evitare il falimento delle finanze pubbliche.

Tutti i discorsi attuali ed i progetti di stabilizzare o abbassare le tasse dureranno tanto quanto possono durare le promesse che non si possono mantenere, suggerite dalla codardaggine politica e/o cieca ideologia: molto poco.

Nonostante questo, gli stati torneranno a mettere le mani nelle tasche dei cittadini.

In un contesto di recessione o stagnazione economica, le conseguenze saranno immediate e brutali: il consumo delle famiglie si ridurrà nella stessa proporzione.


Uscire dalla crisi: in collisione con la realtà, stato reale delle cose alla fine del 2009

Gli USA, UK, o anche il Giappone, che tentano di evitare il default, o la Francia e la Germania lasciate senza altra scelta che alzare le tasse entro la fine del 2010, in ogni caso, nel 2010, quando l'inflazione colpirà i beni di prima necessità e gli asset speculativi, le politiche anti crisi e la realtà della crisi sistemica globale entreranno in collisione.


Negli USA la situazione econmica e sociale contrinua a deteriorarsi

La disoccupazione ha raggiunto il 10% [...] ma è in realtà sopra al 17%.
Nel frattempo, i salari hanno visto il peggior declino negli ultimi 18 anni.

Il mercato immobiliare puo' sopravvivere solo grazie all'enorme supporto pubblico (85% dei nuovi prestiti sono assicurati dallo stato, il governo federale offre 8000 USD per ogni nuovo acquirente, la Fed contribuisce con ogni mezzo, incluso il tasso zero).

In ogni caso, le foreclosure continuano a crescere al ritmo di più di 300.000 ogni mese per l'ottavo mese a fila, mentre le banche accumulano grandi quantità di proprietà che non osano mettere sul mercato per paura di far crollare il mercato immobiliare.

I default aziendali stanno crescendo, colpendo soprattutto la piccola e media impresa, e molte banche regionali falliscono ogni settimana . Anche le famiglie sono colpite da questo trend.

I servizi pubblici si stanno contraendo, gli stati e le amminiztrazioni municipali devono lasciare a casa persone o semplicemente fermare servizi sociali e di amministrazione.

La caduta senza fine del dollaro, che secondo il nostro team non si fermerà molto presto, hoh è riuscita a ottenere una equivalente riduzione del deficit commerciale; inoltre, ora contribuisce alla spinta inflattiva (prezzi dell'energia in particolare).

La rivalutazione dello Yuan sarà impossibile da portare avanti al ritmo blando inizialmente pianificato da Pechino, ora costrettta a rivalutare nel 2010/2011, il che contribuisce ad alimentare l'inflazione negli USA.

Inoltre, l'effetto combinato della caduta della moneta americana e della contrazione economica nel 2009 provoca meccanicamente una forte riduzione del peso economico degli USA nel mondo.

Calcolato in Euro o in Yen, il PIL americano è già sceso dal 15% al 20% rispetto al 2008. In un mondo dove la supremazia del dollaro è ora pubblicamente sfidata, questo tipo di calcoli iniziano a diventare molto rilevanti.

Per concludere, in un momento in cui gli esperti dichiarano che il picco dei piani di stimolo all'economia dovrebbe rivelare il massimo impatto, il nostro team stima che in realtà ha solo marginalmente fermato il crollo dell'economia americana.

Negli USA, l'anno 2010 sarà sotto il segno dell'inflazione crescente dei beni di prima necessità (cibo ed energia in particolare) ed il bruciante dilemma di aumentare le tasse o fare praticamente deafult.


Eurolandia, aumento delle tasse nel 2010

In Europa, ci focalizziamo su Eurolandia. In realtà abbiamo già estensivamente descritto la situazione inglese nelle edizioni precedente e, a questo punto, puo' essere riassunta con il fatto che è una situazione ancora peggiore degli USA e che Londra sarà la destinazione ideale per lo shopping di Natale grazie ad una Sterlina al collasso.

Nell'Eurozona, la situazione è ancora diversa tra nazioni come Irlanda e Spagna da una parte, e Germania e Francia (naturalmente....! il think tank europe2020 dimostra come sempre la sua natura mitteleuropea, NDFC) dall'altra.

Comunque, LEAP/E2020 stima che l'Eurozona sperimenterà una forte "febbre da tasse" durante la seconda metà del 2010. Spagna e Irlanda hanno già iniziato.

Francia e Germania stanno posponendo il momento più possibile, ma il rapido deterioramento della loro situazione fiscale non lascia loro alcuna scelta.




Si conclude qui la seconda parte del GEAB 39.

Se avete perso la prima parte potete andare qui.

In caso di ripubblicazione si prega di linkare l'articolo originale e la fonte: informazione scorretta

Saluti felici

Felice Capretta

sabato 5 dicembre 2009

GEAB 39 parte I

A grande richiesta pubblichiamo ampi stralci del GEAB report 39.

Di seguito la prima parte gratuita, a breve le parti successive.

Grazie a Fedro55 per la traduzione.




GEAB 39 - Crisi sistemica globale

Gli Stati di fronte alle tre scelte brutali del 2010: Inflazione, Forte pressione fiscale o Cessazione dei pagamenti.

Come già anticipato dal LEAP/2020 nel Febbraio scorso, in mancanza di un importante riassetto del sistema monetario internazionale, il mondo sta entrando attualmente nella fase della dislocazione geopolitica mondiale della crisi sistemica globale.

Per l’anno 2010, sul fondo della depressione economica e sociale e dell’accresciuto protezionismo, questa evoluzione sta così condannando la maggioranza degli Stati a scegliere fra tre scelte “brutali” e cioè: l’inflazione, la forte crescita dell’imposizione fiscale o la cessazione dei pagamenti.

Un numero crescente di paesi (USA, Regno Unito, Eurolandia [1], Giappone, Cina [2], avendo già sparato tutte le cartucce in materia di politiche di bilancio e di politiche monetarie nella crisi finanziaria del 2008/2009, non può più in effetti darsi altre alternative.

Tuttavia, per un riflesso ideologico, e per tentare di evitare con tutti i mezzi a loro disposizione delle scelte dolorose, essi nondimeno tentano di lanciare dei nuovi piani di stimolazione economica (spesso sotto altre denominazioni) perfino quando è diventato evidente che i formidabili sforzi pubblici di questi ultimi mesi miranti a rilanciare la crescita economica non saranno affatto recepiti dal settore privato.

In effetti il consumatore, come lo si è conosciuto ed inteso da parecchi decenni a questa parte è praticamente morto, e non esiste alcuna speranza di poterlo resuscitare [3].

Dato che oggi quasi il 30% delle economie dei paesi occidentali è costituito da “zombie economici” – istituzioni finanziarie, imprese, e perfino Stati, la cui sopravvivenza è dovuta soltanto alle massicce e quotidiane iniezioni di liquidità nel sistema effettuate dalle banche centrali, l’ineluttabilità della “ripresa impossibile” [4] è dunque confermata.

Il “si salvi chi può” internazionale e sociale (in seno a ciascun paese) è così programmato, così come l’impoverimento generale dell’Ex Occidente, Stati Uniti in testa. In effetti stiamo assistendo in diretta al fallimento dell’Occidente, con dei dirigenti incapaci d’affrontare la realtà del mondo successiva alla crisi, e che si ostinano a ripetere le ricette del passato per cui tutti possono constatarne l’inefficacia.

In questo GEAB N° 39, il nostro gruppo ha deciso di sviluppare le proprie anticipazioni sull’evoluzione generale dell’anno 2010, il quale sarà caratterizzato da queste scelte da parte degli Stati principali, limitate alle tre scelte brutali che sono l’inflazione, la forte pressione fiscale o la cessazione dei pagamenti, e di tutti i loro vani tentativi per evitare queste scelte dolorose.

Essendo la morte del consumatore, così come l’abbiamo conosciuto per una trentina di anni, una delle cause di questo impasse dei piani di rilancio, analizziamo il fenomeno in questo numero del GEAB così come le conseguenze per le imprese, il marketing e la pubblicità.

In materia geopolitica sviluppiamo altresì in questo GEAB N° 39 le anticipazioni di LEAP/2020 riguardo la Turchia in previsione del 2015, sia nei confronti della NATO che della UE. Resta inteso che presenteremo le nostre raccomandazioni mensili così come i risultati dell’ultimo Global/Eurometre.



Le ricette del passato senza effetto sulla crisi sistemica globale

Le possibilità per gli Stati di sfuggire alle tre scelte brutali si riassumono in due speranze molto semplici: che riprendano o i consumi oppure che gli investimenti privati.

Senza una o l’altra di queste dinamiche positive, gli Stati non avranno altra scelta nel 2010 che quella d’aumentare in maniera significativa le imposte per fronteggiare gli enormi deficit pubblici, lasciare che l’inflazione corra affinché si riduca il peso del loro indebitamento oppure dichiararsi insolventi.

Alcuni fra loro, come gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Irlanda, l’Argentina, la Lettonia e forse anche la Spagna, la Turchia, il Dubai o il Giappone potrebbero dover scegliere di usare le tre opzioni contemporaneamente.

Ora, sul fronte dei consumi come su quello degli investimenti, le tendenze sono molto negative. Il consumatore riceve da tutte le parti pressioni ad economizzare in maniera duratura, a rimborsare i suoi debiti e, più generalmente, a rifiutare (volontariamente o meno) il modello di consumo occidentale di questi ultimi trenta anni [5] che porta la crescita, segnatamente negli Stati Uniti e nel Regno Unito, a dipendere quasi interamente da lui [6].

Quanto alle imprese, la loro mancanza di visibilità (per essere positive) o le loro previsioni negative provocano una caduta degli investimenti che le restrizioni al credito, organizzate dalle banche, non fanno altro che accentuare [7].

L’investimento pubblico cozza dal suo lato con i propri limiti di bilancio perché i piani di rilancio non potranno essere prolungati o rinnovati in maniera significativa salvo far crescere ancora di più i deficit pubblici e condannarsi, da qui alla fine del 2010, a dovere assumere simultaneamente due delle tre scelte brutali [8].

In effetti gli Stati devono affrontare pressioni crescenti (opinione pubblica, organismi di controllo, operatori privati) [9] per riequilibrare le loro situazioni di bilancio che sono come minimo inquietanti e spesso pericolose. Tanto vale dire subito che gli investimenti pubblici per il periodo 2010/2011 sono condannati a ridursi come una pelle di zigrino (“Zigrino, pelle di grossi pesci, di superficie granulosa e scabra che, conciata, serve a fabbricare scarpe, coperture di borse e di libri…” Qui il riferimento è al fatto che i bilanci 2010/2011 avranno una dimensione molto limitata, per analogia con la pelle di zigrino che, solo dopo la conciatura, aumenta considerevolmente di superficie – NDT).


Per quel che riguarda la domanda esterna, si assiste ad una saturazione completa: tutti vogliono ormai esportare, per trovare il consumatore avido o l’impresa che vuole investire, al loro vicino, e questo a causa della mancanza di domanda interna. Il mito dominante è che l’Asia, e la Cina in particolare, fornirà questo “nuovo consumatore all’occidentale”.

Oltre al fatto che ci saranno molti chiamati e pochi esclusi non cinesi o non asiatici per approfittare del mercato della regione, immaginare che il consumatore (cinese, asiatico) sarà così avido così come quello occidentale, oramai moribondo, vuol dire non fare caso alla natura sistemica della crisi attuale. Eppure L’industria del lusso ed i suoi insuccessi attuali in Asia ne forniscono una buona illustrazione.

E allora che cosa resta?

L’ “economia “zombie” rappresenta oramai una parte considerevole dell’economia mondiale.

Banche centrali che continuano ad approvvigionare i mercati finanziari di liquidità sperando che, ad un dato momento, questo immenso sforzo quantitativo provocherà un salto qualitativo verso l’economia reale. Pretendendo sempre che la crisi non rifletta un problema d’insolvenza generalizzata delle banche, dei consumatori, degli organismi pubblici e di parecchie imprese, in particolar modo negli Stati Uniti, nel Regno Unito, le banche aspettano Godot creando le condizioni per una forte inflazione e per un crollo delle loro rispettive monete nonché delle loro finanze pubbliche.

Stati, che assumendo senza batter ciglio tutte le colpe delle banche e seguendo nondimeno ancora e sempre i consigli dei banchieri, si sono indebitati al principio aldilà di ogni ragionevolezza, poi aldilà del sopportabile, e che oggi si apprestano a tagliare drasticamente le spese pubbliche [10] aumentando fortemente le imposte, in modo da tentare di evitare la bancarotta [11].

“Zombie economici” [12], privati o pubblici, che compongono oramai una parte considerevole delle economie occidentali e cinesi: Stati in corso di cessazione dei pagamenti effettivi (come il Regno Unito o gli Stati Uniti) ma che nessuno tecnicamente dichiara come tali, imprese in fallimento ma che continuano a lavorare come se niente fosse per evitare una disoccupazione ancora più massiccia [13], banche insolventi [14] per le quali si modificano le regole contabili e che si fanno ingrandire per meglio nascondere i loro attivi oramai senza valore, al fine di respingere il più tardi possibile la loro implosione [15].

Mercati finanziari che nutrono i loro rialzi con liquidità graziosamente offerte dalla banche centrali [16] preoccupate di restituire al consumatore/operatore di borsa il sentimento della ricchezza, affinché ricominci a essere se stesso ed a consumare in modo massiccio mentre tutte le categorie di attivi [17], come l’oro per esempio, sono egualmente in rialzo (e spesso in modo molto forte), segno d’una inflazione già ben vigorosa.

Disoccupati che s’accumulano a decine di milioni dentro e fuori le statistiche ufficiali, garanzia di un 2010 socialmente brutale e commercialmente ubicato sotto il segno del protezionismo per la salvaguardia dell’impiego (attraverso le barriere tariffarie, ambientali o sanitarie, o attraverso delle semplici svalutazioni competitive), mentre i governanti si domandano per quanto tempo ancora potranno sostenere il costo globale del risarcimento di questa disoccupazione massiccia, senza alcuna ripresa all’orizzonte [18].



Evoluzione del tasso di disoccupazione in Eurolandia e negli USA (1991 - 2009) – Fonte: Eurostat, Ufficio Statistico del Lavoro, Morgan Stanley









LEAP/2020 aveva già scritto in Febbraio e Marzo 2009 che senza una rielaborazione completa del sistema monetario internazionale prima dell’estate 2009, il mondo si sarebbe orientato ineluttabilmente verso questa situazione di dislocazione geopolitica globale, tipo “una grandissima depressione” a livello planetario, basata sul crollo del pilastro americano del passato.

Ci siamo [19].

Dietro le cifre che, perfino adulterate [20], non riescono più nascondere il deterioramento della situazione economica e sociale mondiale, e la continuazione della discesa agli inferni dell’economia e della società americana, è questa realtà che si profila chiaramente adesso e che diventerà una evidenza per tutti da qui all’inizio del secondo trimestre del 2010. In questo GEAB N° 39 il nostro gruppo tenta, come ogni mese, d’anticipare queste principali evoluzioni affinché ciascuno, personalmente o nelle sue mansioni, possa prepararsi al meglio al contesto molto difficile del 2010: l’anno dove le ricette del passato mostreranno definitivamente la loro inefficacia per contenere al crisi sistemica globale.

Si conclude qui la parte gratuita del GEAB 39.

A breve le parti seguenti. In caso di ripubblicazione si prega di citare il link alla fonte: informazione scorretta

Saluti felici

Felice Capretta




NOTE


[1] Tra tutte le grandi nazioni solo la Germania di Angela Merkel può ancora farlo e lo farà poiché il cancelliere tedesco ha deciso di mettere in funzione un nuovo piano di rilancio basato su … delle diminuzioni di imposte. Si può difficilmente fare una cosa più ideologica e disconnessa dalla realtà di questa! La Germania si deve dunque attendere da qui alla fine del 2010 un forte peggioramento della sua situazione di bilancio e … a dei forti rialzi delle imposte per tentare di rimediare in qualche modo al tracollo fiscale. Per il nostro gruppo l’accecamento ideologico dei dirigenti occidentali in materia fiscale in questa fine del 2009 non ha paragoni se non con quello dei dirigenti comunisti nei primi mesi del 1989: nessuna comprensione del fatto che le vecchie ricette non funzionano più. E come il “buon comunista” non era più disposto ad obbedire passivamente, oramai il “buon consumatore occidentale” non è più disposto a consumare attivamente. Ma, è vero che nessuno ha mai detto che Angela Merkel, Nikolas Sarkozy o Barack Obama capiscono qualcosa di Economia.

[2] La Cina può ancora dotarsi di un piano di stimolazione economica ma il problema cinese , come gi è stato analizzato da LEAP/2020, sconta la lentezza dell’emergenza di una domanda interna sufficiente per rimediare in qualche modo al crollo delle esportazioni. E, all’occorrenza, nessuno stimolo può “comprare” questo tempo mancante , questo decennio necessario affinché la Cina sviluppi una forte domanda interna. Il 2010 mostrerà questo fatto, una volta che la cortina fumogena, generata dal rialzo stimolato della produzione, si sarà dissipata tutti constateranno che questa produzione non è stata smerciata … per mancanza di acquirenti.

[3] questo video illustra perfettamente e con umorismo il cambiamento radicale del modo di consumo che sta prendendo campo negli Stati Uniti.

[4] vedere GEAB N° 37

[5] sviluppiamo quest’analisi in un altro capitolo di questo GEAB N° °39

[6] Nel 2008 il consumo familiare rappresentava il 70% del PIL americano ed il 64% del Regno Unito contro il 56% in Germania ed il 36% in Cina.

[7] Fonte: MarketWatch, 09/11/2009; IrishTimes, 27/10/2009

[8] Secondo LEAP/2020 l’amara ironia della situazione è che in effetti gli Stati che rifiutano, in questa fine del 2009, d’affrontare frontalmente la prospettiva delle tre scelte brutali, si danno così i mezzi per barcamenarsi al meglio entro le tre, si condannano a dovere affrontare simultaneamente due delle tre da qui alla fine del 2010. È come indietreggiare per saltare peggio.

[9] E così, a causa della sua impopolarità, il “secondo stimolo USA” (che sarà infatti il terzo se ci si ricordasse del piano di riduzione delle imposte di G.W. Bush nel 2008) è in preparazione in forma “non riscontrabile”. Si tratterà di una serie di misure le più disparate che l’amministrazione Obama eviterà di presentare dentro un piano unico in modo da nasconderne la sua vera natura. Nella stessa categoria, si trova anche il “grande prestito” del governo francese che Nikolas Sarkozy tenta di far passare per un investimento di lungo termine ma che Bruxelles reintegrerà nel debito francese come un semplice piano di stimolazione economica a breve termine. Delle politiche inefficaci prese le si passano così a delle politiche inefficaci nascoste … che grande vittoria sulla crisi! Fonte: TheKatyCapsule, 22/10/2009

[10] L’OCSE è chiara su questo punto: per uscirne, i paesi occidentali devono tagliare vigorosamente tutte le spese per l’istruzione, la sanità, i programmi sociali, … l’Irlanda, modello tra i modelli di questi stessi OCSE, UE o FMI appena due anni fa, s’appresta a dare l’esempio: prima nella frenesia consumatrice ultra-liberale, prima nell’austerità ultra-liberale. Non c’è da meravigliarsi che delle massicce manifestazioni abbiano invaso le strade delle grandi città del paese. Fonte: FinancialTimes, 22/09/2009; RTENews, 06/11/2009

[11] Fonte: EUObserver, 10/11/2009

[12] È interessante leggere la definizione molto dettagliata dell’”economia zombie” proposta da PA Consulting Group il 10/11/2009.

[13] Occorre in effetti andare oggi a passeggiare per le strade delle grandi città del Nord America o dell’Europa per constatare che molte insegne continuano a brillare per attirare l’acquirente, ma che esse non sono altro che apparenza ingannatrice d’imprese in fallimento mantenute artificialmente in vita a colpi di denaro pubblico o di ristrutturazioni dall’avvenire incerto come per CIT, GM, Chrysler, Saab, Opel, Karstad, Quelle, Iberia, Alitalia, … In apparenza tutto si muove come fosse normale, ma in materia di salute economica, è una malattia che colpisce sempre più profondamente tutto il tessuto delle imprese, popolate di veri zombies. In Cina, gli zombies sono le fabbriche che girano senza clienti grazie alle sovvenzioni di Stato. Tutti questi “morti economici che vivono” rappresentano il passaggio progressivo nell’economia reale da 20.000 a 30.000 miliardi di Dollari d’attivi fantasma analizzati nei GEAB precedenti.

[14] Fonte: Bloomberg, 02/11/2009

[15] il termine “Banca Zombie” ha oramai la sua definizione in Wikipedia.

[16] Fonte Financial Times , 22/10/2009

[17] Escluso l’immobiliare

[18] Poco più di 324.000 Dollari per ogni impiego creato (secondo le cifre della Casa Bianca), ci si può domandare in effetti per quanto tempo ancora queste politiche inefficaci potranno essere perseguite. Fonte: Global Economic Trend Analysis , 31/10/2009